Cina, al centro del mondo
Foreste di grattacieli, megalopoli e antiche residenze imperiali Nella storia, a 30 anni da Tienanmen
Ci facciamo affari tutti i giorni, compriamo prodotti made in China, ne conosciamo bene la potenza economica, geopolitica, commerciale. Non dovremmo più essere stupiti dalla Cina. Eppure ci sono poche esperienze che ancora sfidano le nostre opinioni consolidate quanto l’andarci. Non si è mai veramente preparati. L’immersione in ciò che il Paese di Mao, di Deng e dell’ultimo Imperatore Pu Yi è diventato negli ultimi trent’anni lascia sempre stupefatti. La foresta di grattacieli che accoglie chi arriva a Pechino e Shanghai; la rete di treni ad alta velocità; il fiume d’auto che intasa le autostrade; i consumi dal gusto occidentale... Trent’anni esatti sono trascorsi dai fatti di piazza Tienanmen, dalla protesta giovanile e dalla repressione: arco di tempo perfetto per osservare la portata del processo di modernizzazione e inurbamento più tumultuoso che la civiltà umana abbia realizzato. E i reali obiettivi della sua classe dirigente, politica ed economica.
Da dove partire se non da Pechino? Capitale trasformata per le Olimpiadi 2008, megalopoli da 22 milioni di abitanti, ha conservato le strutture che custodiscono l’anima della Cina. I tradizionali hutong — le stradine fiancheggiate da case a corte costruite secondo i principi del feng shui — ma anche il Tempio del Cielo, dove a ogni solstizio gli
Il villaggio
Per le strade di Pingyao, reliquia imperiale rimasta intatta, concentrato d’arte e di vita autentica. Nel 1997 questo villaggio è stato il primo luogo della Cina dichiarato dall’unesco Patrimonio dell’umanità imperatori celebravano riti per propiziare buon raccolto e pace sociale. Fra i simboli della capitale cinese, il Tempio è Patrimonio dell’umanità Unesco, proprio come altre mete di questo percorso cinese: dal Palazzo d’estate, residenza estiva degli imperatori Qing (XVII secolo-inizio XX) fino (naturalmente) alla Grande Muraglia.
Che non si veda dalla Luna, come si è per molto tempo creduto, poco importa: lunga migliaia di chilometri, iniziata nel V secolo per la difesa dagli attacchi dal nord, resta una delle strutture più straordinarie realizzate dall’uomo. L’ideale per visitarla è evitare i tratti più turistici, dove si cammina come in metropolitana all’uscita dal lavoro, e puntare invece a 90 chilometri a nord di Pechino, fino alla ben conservata Mu Tian Yu.
Ma principale Patrimonio Unesco nella capitale è senz’altro la Città Proibita: esilio imperiale dorato delle dinastie Ming e Qing, chiamata così perché luogo talmente divino che il suo accesso è stato vietato per 500 anni ai comuni mortali. Con i suoi 800 padiglioni e le novemila stanze, ospitò 24 imperatori fra il ’400 e il 1924, quando l’ultimo, Pu Yi, fu cacciato: storia che chi ha visto L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci ha potuto rivivere in modo realistico perché il regista italiano è stato fra i pochi stranieri a poter girare nella vera Città Proibita.
In fondo, uno spirito anche cinematografico ce l’ha, questo giro cinese. Se le grotte di Yungang, a 10 chilometri da Datong (nello Shanxi, capitale della dinastia Wei, 386-534 d.c.), sono famose per le 50mila statue del Buddha, è la spettacolare parete di falesia arenaria lunga un chilometro a renderle un perfetto set da film. Ancor di più lo sembra Xuankongsi, Tempio Sospeso, a sud-est di Hunyuan. Solo esempio di monastero in cui buddismo, taoismo e confucianesimo si combinano, è costituito da una serie di edifici abbarbicati a una rupe a 75 metri di altezza, scavati nella roccia e collegati da passerelle. E dentro un film storico sembra di essere a Pingyao, se questa non fosse realmente l’antica cittadina meglio conservata della Cina, fra viuzze, pagode e torri. Proprio come la residenza della famiglia Wang, a Lingshi: un labirinto di cortili e appartamenti segreti più grande della Città Proibita. Di Xi’an, con il suo esercito di terracotta di ottomila soldati di 2.200 anni fa, neppure è necessario dire: perfino Hollywood ha ridato loro vita in qualche pellicola.
Il cerchio si chiude a Shanghai, la più scenografica delle metropoli cinesi, ipermoderna e dinamica, con il doppio dei grattacieli di New York. Una città che racconta tante storie, antiche e contemporanee: per ascoltarle, il luogo perfetto è il Bund, il viale che costeggia il porto fluviale dove un secolo fa approdavano navi e commerci da Occidente. Ideale rappresentazione di un Paese nuovo che fa tesoro del suo patrimonio.