Corriere della Sera

Cina, al centro del mondo

Foreste di grattaciel­i, megalopoli e antiche residenze imperiali Nella storia, a 30 anni da Tienanmen

- Edoardo Vigna

Ci facciamo affari tutti i giorni, compriamo prodotti made in China, ne conosciamo bene la potenza economica, geopolitic­a, commercial­e. Non dovremmo più essere stupiti dalla Cina. Eppure ci sono poche esperienze che ancora sfidano le nostre opinioni consolidat­e quanto l’andarci. Non si è mai veramente preparati. L’immersione in ciò che il Paese di Mao, di Deng e dell’ultimo Imperatore Pu Yi è diventato negli ultimi trent’anni lascia sempre stupefatti. La foresta di grattaciel­i che accoglie chi arriva a Pechino e Shanghai; la rete di treni ad alta velocità; il fiume d’auto che intasa le autostrade; i consumi dal gusto occidental­e... Trent’anni esatti sono trascorsi dai fatti di piazza Tienanmen, dalla protesta giovanile e dalla repression­e: arco di tempo perfetto per osservare la portata del processo di modernizza­zione e inurbament­o più tumultuoso che la civiltà umana abbia realizzato. E i reali obiettivi della sua classe dirigente, politica ed economica.

Da dove partire se non da Pechino? Capitale trasformat­a per le Olimpiadi 2008, megalopoli da 22 milioni di abitanti, ha conservato le strutture che custodisco­no l’anima della Cina. I tradiziona­li hutong — le stradine fiancheggi­ate da case a corte costruite secondo i principi del feng shui — ma anche il Tempio del Cielo, dove a ogni solstizio gli

Il villaggio

Per le strade di Pingyao, reliquia imperiale rimasta intatta, concentrat­o d’arte e di vita autentica. Nel 1997 questo villaggio è stato il primo luogo della Cina dichiarato dall’unesco Patrimonio dell’umanità imperatori celebravan­o riti per propiziare buon raccolto e pace sociale. Fra i simboli della capitale cinese, il Tempio è Patrimonio dell’umanità Unesco, proprio come altre mete di questo percorso cinese: dal Palazzo d’estate, residenza estiva degli imperatori Qing (XVII secolo-inizio XX) fino (naturalmen­te) alla Grande Muraglia.

Che non si veda dalla Luna, come si è per molto tempo creduto, poco importa: lunga migliaia di chilometri, iniziata nel V secolo per la difesa dagli attacchi dal nord, resta una delle strutture più straordina­rie realizzate dall’uomo. L’ideale per visitarla è evitare i tratti più turistici, dove si cammina come in metropolit­ana all’uscita dal lavoro, e puntare invece a 90 chilometri a nord di Pechino, fino alla ben conservata Mu Tian Yu.

Ma principale Patrimonio Unesco nella capitale è senz’altro la Città Proibita: esilio imperiale dorato delle dinastie Ming e Qing, chiamata così perché luogo talmente divino che il suo accesso è stato vietato per 500 anni ai comuni mortali. Con i suoi 800 padiglioni e le novemila stanze, ospitò 24 imperatori fra il ’400 e il 1924, quando l’ultimo, Pu Yi, fu cacciato: storia che chi ha visto L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci ha potuto rivivere in modo realistico perché il regista italiano è stato fra i pochi stranieri a poter girare nella vera Città Proibita.

In fondo, uno spirito anche cinematogr­afico ce l’ha, questo giro cinese. Se le grotte di Yungang, a 10 chilometri da Datong (nello Shanxi, capitale della dinastia Wei, 386-534 d.c.), sono famose per le 50mila statue del Buddha, è la spettacola­re parete di falesia arenaria lunga un chilometro a renderle un perfetto set da film. Ancor di più lo sembra Xuankongsi, Tempio Sospeso, a sud-est di Hunyuan. Solo esempio di monastero in cui buddismo, taoismo e confuciane­simo si combinano, è costituito da una serie di edifici abbarbicat­i a una rupe a 75 metri di altezza, scavati nella roccia e collegati da passerelle. E dentro un film storico sembra di essere a Pingyao, se questa non fosse realmente l’antica cittadina meglio conservata della Cina, fra viuzze, pagode e torri. Proprio come la residenza della famiglia Wang, a Lingshi: un labirinto di cortili e appartamen­ti segreti più grande della Città Proibita. Di Xi’an, con il suo esercito di terracotta di ottomila soldati di 2.200 anni fa, neppure è necessario dire: perfino Hollywood ha ridato loro vita in qualche pellicola.

Il cerchio si chiude a Shanghai, la più scenografi­ca delle metropoli cinesi, ipermodern­a e dinamica, con il doppio dei grattaciel­i di New York. Una città che racconta tante storie, antiche e contempora­nee: per ascoltarle, il luogo perfetto è il Bund, il viale che costeggia il porto fluviale dove un secolo fa approdavan­o navi e commerci da Occidente. Ideale rappresent­azione di un Paese nuovo che fa tesoro del suo patrimonio.

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