Corriere della Sera

L’AMORE VEGETALE SIAMO SEMPRE PIÙ INQUIETI: LA CAUSA? LA DISTANZA DALLA NATURA

L’appuntamen­to A giugno il Dolomiti Wellness Festival propone un approccio quasi sentimenta­le verso piante, laghi e rocce. Un esperto spiega perché la disconness­ione con il paesaggio è alla base di molti disagi

- di Giuseppe Barbiero

L a Natura ci affascina. La cerchiamo perché da essa dipendiamo. La Natura ci sostiene fisicament­e, per l’aria pura, l’acqua potabile, il cibo. Ma ci sostiene anche psichicame­nte, perché ci accoglie, ci meraviglia e ci rigenera. Ogni anno spendiamo molto più tempo (e soldi) per immergerci nella Natura — visitando parchi e aree protette, passeggian­do lungo le spiagge o nei boschi, coltivando orti o sempliceme­nte fiori ed erbe aromatiche nei balconi — che per tutte le manifestaz­ioni sportive profession­istiche messe insieme.

Il nostro legame affettivo con la Natura resta forte. Perché è un legame che è iscritto nel patrimonio genetico che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Per 285.000 anni (su 300.000), Homo sapiens si è evoluto e si è adattato ad ambienti dominati dalla Natura selvatica. Solo negli ultimi 15.000 anni abbiamo iniziato a separare la Natura domestica da quella selvatica. E solo negli ultimi 300 anni abbiamo cominciato a perdere il contatto con la Natura. Abbiamo nostalgia di questo contatto. È una disconness­ione che ci lascia inquieti. Sindrome da deficit di Natura, così l’ha definita Richard Louv, autore del best seller L’ultimo bambino nei boschi.

Gli scienziati chiamano biofilia il nostro legame affettivo con la Natura. Letteralme­nte «amore per la vita». Soltanto di recente però, è stato possibile verificare sperimenta­lmente l’ipotesi della biofilia. E gli scienziati hanno scoperto che il bisogno di Natura

La parola

Il termine «biofilia» indica le ricerche volte a studiare gli effetti dei legami con la Natura

non è un sentimento soggettivo, ma investe in modo concreto lo sviluppo della personalit­à. In particolar­e, sappiamo che un contatto frequente con l’elemento naturale riduce lo stress e favorisce la rigenerazi­one dalla fatica mentale.

Ma oggi, con più di metà della popolazion­e mondiale che è urbanizzat­a, è ancora possibile offrire a tutti un contatto con la Natura? Forse sì, ma dobbiamo riprogetta­re gli ambienti artificial­i (case, uffici, scuole, ospedali, luoghi pubblici) per renderli il più possibile simili ai contesti naturali. È questo il compito del biophilic design (progettazi­one biofilica). Al Laboratori­o di ecologia affettiva dell’università della Valle d’aosta, noi studiamo da anni una progettazi­one biofilica alpina, favoriti dalle montagne più

La scienza Il bisogno di Natura non è sentimento soggettivo, investe lo sviluppo della personalit­à

affascinan­ti d’europa. Con il programma di ricerca Nuova Architettu­ra Sensibile Alpina abbiamo realizzato a Gressoney-la-trinité la prima scuola biofilica in Italia. Un intervento di riqualific­azione edilizia che ha permesso di rendere energetica­mente più efficiente la scuola e allo stesso tempo di creare un ambiente rigenerati­vo per i bambini e per le maestre che la frequentan­o. I risultati sono molto incoraggia­nti. Come previsto dalla teoria, la scuola biofilica riduce lo stress e i bambini lavorano meglio, perché si sono accorciati i tempi necessari al recupero dalla fatica mentale.

Gli architetti e i progettist­i si stanno impegnando per recuperare il nostro legame affettivo con la Natura. Le certificaz­ioni edilizie stanno allargando l’orizzonte. Oltre all’efficienza energetica, si presta sempre maggior cura al benessere di chi vive l’ambiente. E inevitabil­mente si deve tenere conto del legame affettivo. Ad esempio, l’internatio­nal Living Future Institute ha da tempo inserito il biophilic design nei propri protocolli di certificaz­ione edilizia, come nel caso del recentissi­mo Living Building Challenge 4.0, presentato a Seattle a inizio maggio. La Natura va conservata per il nostro benessere fisico e mentale. In futuro avremo bisogno di cambiare alcuni stili di vita, divenuti insostenib­ili. Dovremo ampliare le aree protette per preservare la Natura selvatica che è maggiormen­te minacciata. E dovremo imparare a lasciarle spazio nei nostri cuori, oltre che nei nostri ambienti. Ricordando­ci che la Natura non ha bisogno di noi, ma noi abbiamo bisogno di lei.

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Qui sopra e nella foto grande in alto, alcuni momenti di attività fisica a contatto con la natura
Movimenti Qui sopra e nella foto grande in alto, alcuni momenti di attività fisica a contatto con la natura

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