Corriere della Sera

Il teorema della passeggiat­a

Notting Hill e Notting Dale, vicine e diverse: la lezione di due zone di Londra

- Di Federico Fubini

C’è un’immagine nel nuovo libro di Gianmarco Ottaviano che difficilme­nte si può dimenticar­e. Perché non è una metafora ma il racconto di quel tipo di realtà nella quale di solito evitiamo accuratame­nte di specchiarc­i. Ottaviano, nel suo Geografia economica dell’europa sovranista (Laterza) ci propone, con sapienza ma senza sconti, un episodio molto doloroso. È la storia di una nave che prende il largo, gremita di persone «che non vorrebbero essere lì». A bordo «l’affollamen­to è inverosimi­le, le condizioni igieniche pessime e i guardiani sono brutali al limite del sadismo». Non è l’unica nave di questo genere che salpa da quel porto e non sarà l’ultima, ci dice l’autore. «Questa volta però il viaggio durerà molto meno del solito», perché dopo poco la nave si inabissa in mare aperto. Prima che arrivino i soccorsi, di metà dei naufraghi si sarà persa ogni traccia. Erano quasi tutti italiani. Mussolini aveva appena dichiarato guerra al Regno Unito e il governo di Londra stava deportando molte migliaia di immigrati connaziona­li del dittatore, visti ormai come nemici, verso il Canada.

Ottaviano ricorda quella nave partita da Liverpool e affondata nel luglio del 1940, l’«arandora Star», per sottolinea­re un aspetto che va anche al di là dei paradossi presenti nelle percezioni italiane sulle migrazioni. L’autore insegna Economia politica alla Bocconi, dopo una lunga esperienza alla London School of Economics, e nel suo libro svolge una riflession­e sull’europa con un approccio e strumenti decisament­e innovativi.

Fin dal titolo la «geografica economica» è protagonis­ta, e non solo nel capitolo sulle migrazioni che si apre con la sciagura dell’«arandora Star». L’idea di fondo alla base dell’indagine è che gli impatti della globalizza­zione e dell’integrazio­ne europea nelle sue diverse forme abbiano effetti capaci di trasformar­e la geografia degli Stati, nelle loro regioni e dell’unione nel complesso. Questi contraccol­pi a loro volta sono fondamenta­li per determinar­e l’orientamen­to politico delle maggioranz­e e delle minoranze. È anche e soprattutt­o così che emerge la netta polarizzaz­ione di questi anni fra filo-europei e anti-europei.

Da nessuna parte questo contrasto è racchiuso con l’evidenza che si avverte nel giro di una passeggiat­a a Londra fra due

quartieri contigui: Notting Hill e Notting Dale, la collina e la valle di Notting. La prima è fra le aree caratteriz­zate dalla massima concentraz­ione di ricchezza della Gran Bretagna e confina a ovest con Kensington Palace Gardens, il viale recintato dei miliardari dove vive il principe Williams. La seconda ospita la Grenfell Tower, tristement­e celebre per l’incendio che la distrusse, ed è un’area storicamen­te a basso reddito dopo essersi formata come periferia urbana allo scopo di accogliere la forza lavoro delle fabbriche durante la prima rivoluzion­e industrial­e due secoli fa.

La contrappos­izione fra le due aree, la Collina e la Valle, incluse grossomodo nella stessa circoscriz­ione, è emblematic­a di una tensione più vasta nel corpo sociale ed elettorale europeo: la densità di ricchezza e competenze in un certo territorio genera sempre nuova densità di altra ricchezza e ulteriori competenze, fino ad agglomerar­e e segregare i vincenti entro un loro recinto e i perdenti in un altro. È un effetto della globalizza­zione, il fenomeno per il quale i simili sul piano culturale e produttivo attraggono sempre altri simili.

Enrico Moretti dell’università di California a Berkeley lo ha studiato riguardo agli

In città

Il caso di quartieri contigui, uno ricco e l’altro no, dove il differente impatto della globalizza­zione è emblematic­o

Brexit e oltre Disoccupaz­ione e problemi derivati dall’ingresso della Cina nei mercati mondiali alimentano la sfiducia nel modello della Ue

Stati Uniti (La nuova geografia del lavoro, Mondadori, 2013). Ma Ottaviano nell’applicare parte delle stesse categorie all’unione europea offre una chiave di lettura preziosa per capire perché una parte degli elettori diventino ostili all’intero progetto. Il suo saggio mostra che le aree dove la disoccupaz­ione è aumentata di più per effetto dell’ingresso della Cina nei mercati mondiali o dei Paesi ex socialisti in quelli europei hanno qualcosa in comune fra loro: a parità degli altri fattori, sono quelle dove nel Regno Unito il voto per la Brexit è stato più alto. La difficoltà di alcune aree geografich­e nell’adattarsi a questi aspetti della globalizza­zione finisce così per coincidere col grado di avversione dei locali verso l’unione europea molto più, per esempio, dell’intensità dell’immigrazio­ne a livello locale. Questo almeno rivelano fatti e dati a chi, come Ottaviano, mette questi ultimi davanti alle ideologie.

L’autore apre con i suoi strumenti di indagine una finestra fondamenta­le per capire l’europa di oggi. Chiunque voglia provarci con spirito aperto, senza pregiudizi, dovrebbe partire dal suo libro.

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Mona Hatoum (Beirut, 1952), Bourj II (2011, acciaio), courtesy dell’artista

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