Corriere della Sera

Il giorno della Palma

In pole position Almodóvar seguito da Sciamma Favoriti anche Bellocchio e l’esordiente Ladj Ly

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Stefania Ulivi

Gloria o dolore? Ancora poche ore e dalla cerimonia di chiusura arriverà la risposta al tormentone che serpeggia dal 14 maggio: Pedro Almodóvar riuscirà, finalmente, alla sua settima opera in gara (la prima fu nel 1999 Tutto su mia madre) a portarsi a casa la Palma d’oro? Dipendesse dai critici internazio­nali, in base alle classifich­e compilate quest’anno, Dolor y gloria vincerebbe a mani basse. Ma i pronostici sono fatti per essere smentiti e le vie della giuria ardue e imprevedib­ili. Ancora di più quest’anno con una compagine a netta prevalenza di cineasti (la nostra Alice Rohrwacher, Yorgos Lanthimos, Pawel Pawlikowsk­i, Maimouna N’diaye, Robin Campillo) guidati da un signore di carattere, Alejandro González Iñárritu.

Alcuni titoli hanno lasciato il segno e difficilme­nte resteranno fuori dal palmarès 2019. A cominciare da Portrait de la jeune fille en feu di Céline Sciamma che in molti danno come eventuale concorrent­e di Almodóvar (o vincitrice del Grand Prix), andando così a rompere il digiuno che dura dal 1993, quando Jane Campion, prima e unica donna della storia, vinse la Palma d’oro. C’è chi punta su Atlantique di Mati Diop (ancora una regista), con un film molto personale sui migranti, tema caro al regista messicano. Così come Iñárritu, si presume, non sia rimasto insensibil­e di fronte al realismo insieme magico e materico della parabola anti-bolsonaro Bacurao di Kleber Mendonça Filho e Juliano Dornelles. L’outsider che può sparigliar­e è il francese Ladj Ly, esordiente di grande esperienza, che con Les misérables ha portato l’odore aspro della banlieu dentro al Grand Théâtre Lumière.

Altro titolo molto gettonato, The wild goose lake, di Diao Yinan. In crescita le quotazioni di Parasite del sudcoreano Bong Joon-ho. E la presenza, in carne e ossa, sul red carpet di Terrence Malick, in gara con The hidden life, chissà se avrà colpito i colleghi giurati.

E gli attori? Antonio Banderas è arrivato con l’onda di elogi per il suo Salvador Mello ma in caso di vittoria di Pedro sarebbe una doppietta. Il Buscetta di Pierfrance­sco Favino ha lasciato il segno (e l’acquisto dei diritti Usa de Il traditore di Marco Bellocchio da parte della Sony è un riconoscim­ento e una conferma). È piaciuto il commissari­o di Roubaix, une lumière di Desplechin: Roschdy Zem. Ma c’è chi scommette invece sul legame nato tra Leonardo Dicaprio (qui con Once upon a time... in Hollywood) e Iñárritu per The Revenant. Con tanto di sberleffo di Tarantino che in una scena mette in bocca a Brad Pitt una battuta, rivolta all’amico: «Non vorrai mica piangere davanti a un messicano?». In quanto alle interpreti, si punta su quelle di Sciamma: Adèle Haenel e Noémie Merlant, oppure su Sara Forestier che, in Roubaix, ruba la scena a Léa Seydoux.

L’altra gara, intanto, è già cominciata: con il box office. Buona parte dei titoli sono già in sala in Francia, da noi Bellocchio e Almodóvar sono partiti bene.

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