Corriere della Sera

Kechiche si difende: per le mie scene erotiche mi ispiro a Picasso

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI S. U.

d Un’esperienza cinematogr­afica più libera possibile per celebrare la vita, l’amore, il desiderio, il respiro, la musica, i corpi

CANNES Fedele a se stesso e a alla sua leggenda, fino in fondo. Duro e tagliente, gli occhi nascosti dietro lenti fumé, pronto a controllar­e da dove arriverà il colpo e a prevenirlo. Altro che Rambo. Il combattime­nto più serrato di questa edizione del festival è andato in scena alla conferenza stampa di Abdellatif Kechiche per Mektoub, My Love: Intermezzo, in concorso a sei anni dalla Palma d’oro per La vita di Adele.

«La cosa importante per me era celebrare la vita, l’amore, il desiderio, il respiro, la musica, i corpi in un’esperienza cinematogr­afica più libera possibile, rompendo i codici narrativi», esordisce Kechiche.

Decisament­e tesa l’atmosfera in cui il regista prova a difendere l’overdose di tre ore e mezza, di cui oltre la metà girati ad altezza bacino, protagonis­ti un gruppo di giovani in una notte di fine estate, a Sète. Capitolo secondo della sua trilogia sulla passione, culminato nella ormai celebre scena del cunnilingu­s, tredici minuti secondo i più pignoli (la diretta interessat­a, Ophélie Bau, ha disertato conferenza e photocall ma, pare, solo per impegni su un set). Rivendica la libertà del suo sguardo artistico sui corpi, in particolar­e su quelli femminili, cita il Picasso cubista. «Volevo descrivere cosa smuove in me la vista di corpi, ventri, natiche, raccontare le cose attraverso il movimento. È qualcosa di magico».

Accetta che non tutti condividan­o il suo sguardo: «Non tutti sono aperti verso esperienze nuove o capiscono il mio desiderio di sublimare questi talenti che non hanno avuto paura di superare le barriere». A chi chiede conto dei bacini inquadrati fino allo sfinimento risponde secco: «Sono stato ispirato da pittura e scultura. Se cammino per Parigi, alzando la testa si vedono un sacco di chiappe: di dei e angeli». Il malumore sale quando si evocano i modi di lavoro, già criticati da Léa Seydoux e Adèle Exarchopou­los. «Non voglio più rispondere, troppe cose malsane su questo argomento. Ho chiesto agli attori di non parlarne». Solo Hafsia Herzi, sua attrice da dodici anni, butta là: «È stato un piacere».

La corda è tesa e si spezza alla domanda («fuori luogo e imbecille») su molestie sessuali che lo riguardere­bbero. «Domande così sono il segno dei tempi. Ho la coscienza pulita». Ma l’umore è nero.

 ??  ?? Trio Il regista Abdellatif Kechiche, l’attrice francese Hafsia Herzi e l’attore Salim Kechiouche sul red carpet per la «prima» di «Mektoub, My Love: Intermezzo»
Trio Il regista Abdellatif Kechiche, l’attrice francese Hafsia Herzi e l’attore Salim Kechiouche sul red carpet per la «prima» di «Mektoub, My Love: Intermezzo»

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