«Dico no ai film troppo sexy Oggi ho paura di deludere»
Exarchopoulos star in «Sibyl»: mai più rivisto «La vita di Adele»
Infagottata in una tuta rosa e nera, Adèle Exarchopoulos allunga i piedi rinchiusi in scarponi da ginnastica sul tavolo ed esclama: «Ho la pressione bassa», dice. In Sibyl, della connazionale francese Justin Triet, interpreta un’attrice incinta di un attore famoso; sul set a Stromboli chiede aiuto alla psicoanalista che distrugge anziché costruire. Origini umili, pop e sofisticata, Adèle, che va per i 26 anni, è la testimonial di marchi di lusso. È libera, senza schemi, parla spesso di destino. Un misto di femminilità e mascolinità incorniciate in un volto da cerbiatto. Si accende quando parliamo del movimento dei gilet gialli. Al Festival sono passate una dopo l’altra, Léa Seydoux e Adèle Exarchopoulos, con due film diversi, sei anni dopo l’exploit delle tre Palme d’oro (deroga al regolamento) condiviso col regista Kechiche per La vita di Adele, appassionante film saffico che sconvolse i benpensanti nella laica Francia.
Adèle, cosa è successo dopo quel film?
«Sono cresciuta. Mi continuavano ad arrivare proposte, rifiutate, di film troppo sexy. Avevo paura di deludere gli altri. Mi facevano domande, era come se mi dovessi sempre difendere e giustificare, pazienza se tutto il mondo non si identificava col mio personaggio. In comune con questo ha la vulnerabilità e l’intensità. Qui sono un’attrice alle prime armi che desidera e non celebra se stessa».
Quel bacio sulla barca tra lei e Gaspard Ulliel...
«Avviene quando tra noi è già finita, lui stava con la regista e va a letto con la mia terapeuta, che in realtà vuole scrivere e ruba dalla mia vita per i suoi romanzi. Le scene intime sono complicate, dipende da chi ti dirige, non distinguo mai tra uomini e donne. La femminilità per me è un concetto molto personale».
Come fabbricare le emozioni?
«Io mi affido all’istinto. Quando recito non cerco di essere bella, amo mettere il pudore alla prova, è un andare al di là dei propri limiti. Il pudore è l’importanza che tu metti nello sguardo degli altri. Ciò che ho di più caro è il rapporto con la mia famiglia e con i miei personaggi. Se dubito su un ruolo lo lascio a un’altra attrice».
Riassuma la sua carriera.
«Non avevo una passione specifica, mi ero iscritta a dei corsi di recitazione senza pensare che potesse diventare la mia vita. È stato l’azzardo del destino. Dopo i primi ruoCoppia
Adèle Exarchopoulos e, di spalle, Gaspard Ulliel in una scena del film «Sibyl» (in gara a Cannes) diretto dalla regista Justine Triet li ho avuto una figlia e ho fatto delle rinunce, senza soldi mi sono ritrovata a vendere sandwich per 8 euro l’ora in un palazzo dello sport. Chi mi riconosceva non credeva fossi io».
Poi è spuntato Kechiche.
«Il film non doveva chiamarsi così, lo ha deciso alla fine e io l’ho scoperto quando fu selezionato a Cannes. Non ho più rivisto La vita di Adele, tornerei a lavorare con lui anche se ci sono state tante polemiche su come usò me e Léa. Siamo diventate amiche, quell’esperienza ci ha segnate. Oggi sono considerata una giovane donna sensuale».
La musica del film ha il Requiem di Mozart per chitarra e le Quattro Stagioni per pianoforte.
«L’effetto non è disturbante. Mio padre è chitarrista, il mio partner è un rapper, nella mia play list c’è di tutto, classica e rock».
L’appassiona la politica?
«No, ma sono un’ambasciatrice dell’accoglienza per gli immigrati e ho le mie idee sui gilet gialli. Gli abusi della polizia e le iniquità sociali non nascono oggi, solo che ora sono strutturate e organizzate. È una forza con delle contraddizioni, è una mini rivoluzione che avviene nel Paese la cui storia è basata sulla Rivoluzione. Vedremo quali saranno le conseguenze sulla società». Il profilo
● Adèle Exarchopoulos, nata a Parigi, 25 anni, è esplosa nel 2013 con il film «La vita di Adele» grazie al quale ha vinto la Palma d’oro a Cannes, il Critics’ Choice Movie Award, il Premio César e il National Board of Review Award
● L’attrice Exarchopoulos debutta al cinema a 12 anni nel film «Martha». Dopo appena un anno sbarca in tv e per la prima volta recita in una serie, «R.I.S. Police Scientifique». Nel 2007 ottiene un ruolo nel film «Boxes»