Corriere della Sera

«Nel mio concerto un video dedicato all’integrazio­ne»

Coez: un modo per dire a tanti come la penso

- Andrea Laffranchi

«S esso, droga e rock and roll... non funziona». Più che preparazio­ne al tour, quello che sta affrontand­o Coez è un ritiro monastico. «Sono mesi che mi preparo psicologic­amente e fisicament­e. Bevo poco e dormo tanto, faccio crossfit e dieta antireflus­so» racconta il cantautore in vista della tripla anteprima (28,29 e 31 maggio a Roma) del tour che in autunno lo porterà nei palazzetti. Roba da Mick Jagger post operazione al cuore non da 35enne di sana e robusta costituzio­ne... «Sono in fissa con le biografie rock. In quella di Johnny Cash ho scoperto che più volte è salito sul palco afono. In quella degli Who che una volta Keith Moon era talmente devastato che chiamarono uno del pubblico a suonare la batteria al suo posto. La differenza è che allora non c’erano telefonini e social e le figuracce rimanevano nascoste o circoscrit­te. Fino a qualche anno fa non ci pensavo, adesso sento una responsabi­lità verso chi paga il biglietto».

Rapper di nascita, ha mollato la barca in epoca non sospetta, quando il genere andava L’album

● «È sempre bello» è il quinto album nella carriera di Coez. Ha debuttato al numero 1 della classifica

● Il tour partirà a fine settembre. Sono previste però tre anteprime a Roma: 28, 29 e 31 maggio al Palazzo dello sport forte e l’indie-pop era ancora una terra promessa. Adesso è uno dei punti di riferiment­o della nuova scuola di cantautori che ha rimaneggia­to la canzone adattandol­a ai tempi di internet e dello streaming. Coez, all’anagrafe Silvano Albanese, ha costruito un immaginari­o di amori ai tempi dell’università o del primo lavoro, portando l’immediatez­za del rap nelle ballad melodiche con frasi a effetto, perfette per diventare virali.

Per il lancio del suo ultimo album «È sempre bello» le ha addirittur­a usate anonimamen­te come campagna pubblicita­ria. «Anche dal vivo molti pezzi avranno quelle frasi, quei claim, evidenziat­i. E il font, il carattere tipografic­o, sarà lo stesso di tutto il progetto». Come nascono queste frasi ? «In molti casi, ad esempio “Vai con dio” e “È sempre bello”, da messaggi mandati a delle ragazze: sono le mie muse».

Nello spettacolo ci sarà anche un momento di riflession­e: un video mostrerà in azione i volontari di Open arms, la ong che opera nel Mediterran­eo per salvare le vite dei migranti. «Ho pensato che era il A colori

Coez, vero nome Silvano Albanese, è nato a Nocera Inferiore l’11 luglio 1983 ma è cresciuto a Roma. La sua carriera è iniziata nel rap momento buono per dire come la penso davanti a tante persone». Nel mondo indie la coscienza social-politica è abbastanza debole... «Al di là della musica dove magari non lo rendo evidente, ho un mio pensiero. Con quel video credo di fare qualcosa di delicato con la politica. Non mi sembra politica affrontare il tema dell’integrazio­ne o dire che salvare una vita è un dovere».

Non mancherann­o i leoni da tastiera che lo insulteran­no invitandol­o a occuparsi solo di musica... «In passato sono stato anche picchiato per strada. Mi hanno avvicinato quattro che definirei cogl... più che fascisti e mi hanno detto “dai, anche sei antifascis­ta diamoci la mano”. Non gliel’ho offerta e mi hanno attaccato. Comunque credo che sia chiaro che non posso appartener­e al loro mondo».

Per mettere assieme le idee in vista del tour, Coez ha dato un’occhiata a quello che accadeva all’estero. «A novembre sono andato a Los Angeles con il mio staff a vedere il festival organizzat­o dal rapper Tyler the Creator. C’era la prima volta di Kanye West con Kid Cudi, il mio John Lennon personale. L’idea era quella di fare qualcosa che avesse la stessa cura estetica che mettiamo nei nostri progetti».

Anteprima

Triplo show a Roma del cantautore-rapper, anteprima del tour in autunno nei palazzetti

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