Il grande freddo
Il duello Nibali-roglic esplode a Lago Serrù, lo Squalo è furente «Non si corre così, gli ho chiesto se vuole vedere i miei trofei »
ero stufato del suo atteggiamento. E poi non parla. Ma se vuole vincere il Giro non è questo il modo in cui deve correre».
È il finale pepato di una tappa carburata lenta e poi esplosa in mille pezzi nel Parco del Gran Paradiso, qui dove re Vittorio Emanuele II veniva a caccia e oggi passeggiano i caprioli, compresi quelli a due ruote. Quindi no, non era affatto un cenno di saluto quello rivolto dopo il traguardo da Nibali a Roglic quando lo sloveno gli ha prima appoggiato la mano sulla schiena e poi gliel’ha tesa per una stretta che non è mai arrivata. Vai a quel paese, è sembrato dire il gesto del siciliano. «Forse la Lotto Jumbo ce l’ha ancora con me dal Giro 2016…».
L’antefatto: l’olandese Kruijswijk in testa alla classifica cade in discesa sul Colle dell’agnello, Nibali ne approfitta e, a Torino, vincerà il trofeo. Ma è diverso: quello era un episodio di corsa e qui c’è qualcosa di più, di non detto, come con Quintana nel 2017. Un’antipatia personale, un modo diverso di interpretare il ciclismo, forse anche una scarsa stima nei confronti
d Vincenzo/1 Ho tirato ma non mi prendo tutta la responsabilità della corsa. E lui non parla
dell’avversario.
45 km di salita, 4 mila metri di dislivello non potevano non accendere gli animi. Il russo Zakarin è bravo a finalizzare sul Serrù la fuga di massa che allunga il gruppo sfarinandolo, poi l’ascesa finale farà il resto. Tra ritiri (Geoghegan seduto sul ciglio della strada con la testa tra le mani dice più di tante parole), forature (il solito Lopez, poi chiamato a un prodigioso recupero), imprese di giornata (lo spagnolo Landa, piazzatosi dietro Zakarin e Nieve, si candida a terzo incomodo) e sprofondi (bye Yates, senza gambe e senza fiato, ora a 8’14” nella classifica generale), Polanc riesce a conservare la maglia rosa nonostante il ritardo (15esimo a 4’39” dal russo) mentre i ranghi si serrano. Roglic, Zakarin e Mollema sono racchiusi in 41” e Nibali è quinto a 4’09” dal leader. Risalgono Landa e Lopez. Quel che conta, però, è che non cambia il delta tra lo Squalo e il principale rivale (1’44”), conservativo allo sfinimento.
Negli ultimi 4 chilometri, ieri, Nibali e Roglic si sono punzecchiati a vicenda. Lo Squalo si alza sui pedali, l’altro risponde. Allunga lo sloveno, il siciliano c’è. Messaggi subliminali, più che fatti concreti. Punture di spillo. Una sfida di sguardi lanciata dal favorito di casa, cui l’ex saltatore con gli sci ha replicato inmi
d Vincenzo/2 Mi sono stufato Lui vuole continuare a correre così? Per me va bene...