Corriere della Sera

Montecarlo, la danza frenetica col volante

Si cambia marcia 50 volte al giro, ogni 1,42 secondi si tocca una levetta

- DAL NOSTRO INVIATO Daniele Sparisci

MONTECARLO Nelson Piquet diceva che correre nel Principato è come andare in bicicletta in salotto. Non scherzava. Anche adesso le astronavi ibride da mille cavalli affrontano la curva dell’hotel Fairmont a 45 km/h. «È il punto più lento del campionato — spiega Matteo Togninalli, capo degli ingegneri di pista della Ferrari —, con un’alfa stradale si va più veloci. A Monaco ogni dettaglio è pensato per avere un vantaggio in qualifica dal momento che superare è difficilis­simo. Dalla fabbrica escono pezzi e soluzioni concepiti esclusivam­ente per questa corsa dalle caratteris­tiche uniche».

All’uscita dal tunnel si toccano i 300-310 orari per poi frenare bruscament­e alla «Nouvelle chicane» dove la forza che schiaccia a terra la vettura è di 600 kg, tantissimo. Si tratta di quel carico aerodinami­co che la Ferrari non trova facilmente come la Mercedes e che consente di far lavorare bene le gomme. In gara l’accelerato­re viaggia al 40% delle sue possibilit­à, mentre di solito è al 60-70%, si cambia marcia 50 volte a giro. Significa muovere le mani sulle levette ogni 1,42 secondi. Una danza frenetica e pure rischiosa: alcuni tornanti sono talmente stretti che sul volante-computer vengono messe protezioni di plastica sui tasti più delicati per evitare che i piloti li tocchino involontar­iamente con le braccia provocando pasticci. È successo anche ai campioni.

«La trasmissio­ne è una delle parti più sollecitat­e — prosegue Togninalli — per questo utilizziam­o delle tarature particolar­i». Ma non è la sola componente sotto stress. «Le sospension­i hanno un design speciale e vengono irrobustit­e per resistere agli impatti: in certi punti si passa a 5 centimetri dalle barriere ed è molto difficile che non avvengano contatti». Specialmen­te se guidi al limite durante la caccia della pole. «Poi c’è l’asfalto stradale pieno di dossi e di saliscendi, servono molle ad hoc». Sono utili anche per ottenere l’assetto «picchiato», con maggiore altezza al posteriore piuttosto che all’anteriore, che consente di aumentare il carico.

Ma a Montecarlo è critico anche il raffreddam­ento del motore nonostante i cavalli contino poco (solo 160 km/h è la velocità media contro i 260 di Monza): «In passato quando il regolament­o lo permetteva facevamo delle prove specifiche a Fiorano, adesso ci affidiamo al simulatore». Il «ragno» di Maranello è affidabile ma con tutte le variabili in gioco qui (incidenti, safety car, bandiere rosse) «è naturale che risulti più preciso su altri circuiti».

A proposito di «virtuale», la squadra di ingegneri di Mattia Binotto si rinforza con l’arrivo dalla Red Bull di Marco Adurno, esperto di correlazio­ne per dinamica del veicolo. Si occuperà anche dello sviluppo del simulatore. Oggi però contano altri numeri, Vettel e Leclerc dovranno superarsi per togliere alle Mercedes una prima fila che sembra già prenotata.

Obiettivo pole L’ingegnere della Ferrari Togninalli: «Pezzi e soluzioni pensate per la pole»

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(Getty Images) Box Gli uomini Ferrari al lavoro a Montecarlo

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