Il palo di Tortu: un filo di vento gli cancella il 9’’97 sui 100
RIETI Il record più suggestivo dell’atletica resta integro per un soffio (di vento). Filippo Tortu nella riunione organizzata per il suo esordio stagionale all’aperto ferma il cronometro a 9”97, 2 centesimi meglio di quanto gli riuscì lo scorso anno a Madrid, i 100 metri più veloci mai volati da un italiano in ogni condizione (Pietro Mennea nel 1978, a Bari, corse in 9”99 spinto alle spalle da un turbine di 7,2 m/s), ma la gioia di una tribuna abituata ai grandi risultati (qui nel 2007 il 9”74 di Asafa Powell fu record del mondo) dura lo spazio di un boato. Il verdetto dell’anemometro è spietato, +2,4 metri al secondo, un eccesso malefico oltre il consentito (+2,0) che sa di rimpianto e che il 20 enne sprinter azzurro riesce a trasformare in felicità. «Palo!» è il commento di papà Salvino, l’allenatore, perché poteva essere un magnifico gol, anche se resta la prestazione tecnica e la sensazione che ci sarà tempo per abbattere nuovi muri. In batteria Filippo aveva corso in 10”08 (+2,02 m/s), ma in partenza gli era scappato via il blocco, aveva incespicato nei primi due appoggi. Solo 80 minuti dopo si è migliorato, sempre un po’ titubante al via prima di distendersi in un’azione che profuma di eleganza, la grande bellezza fatta corsa, per un lanciato che sa di futuro: «Non pensavo di stare così bene alla prima uscita di stagione — ha detto —. Quando sul display è apparso il dato del vento per un momento mi si è gelata addosso la gioia, ma poi hanno vinto le sensazioni che sono stupende, di una giornata bellissima per l’atletica, per noi, per questi tantissimi ragazzi che sono venuti a bordo pista per sostenermi». Adesso il Golden Gala (Roma, 6 giugno), dove ci saranno 200 metri da aggredire: «Corro sempre per migliorare il mio personale (20”34 del 2017, ndr) e là avrò avversari che volano. I 200 sono una frontiera stimolante, li ho corsi poche volte, ma quest’esordio mi regala nuove ambizioni... sul rettilineo mi è sembrato di volare».