Da Mancini all’argentino Zanetti Bergoglio convince tutti
Quando Papa Francesco, poco dopo le 12, si è affacciato nell’aula Nervi, i campioni del calcio erano tutti in piedi impazienti ad aspettarlo. Come loro, oltre 5.000 studenti, ma anche i rappresentanti dei settori giovanili di tutta Italia. Con lo smartphone in mano per una foto al pontefice, che assieme al presidente di Rcs Mediace, group e del Torino, Urbano Cairo, ha poi anche autografato il biliardino rosa della Gazzetta dello sport.
Molti dei campioni seduti ieri in prima fila, il Santo Padre lo avevano già incontrato, ma ogni volta è un’emozione nuova. Il Papa ha idealmente guardato tutti negli occhi: poi, è sceso dal palco e ha stretto la mano a uno a uno. Da Arrigo Sacchi a Roberto Mancini, il passato e il presente della Nazionale italiana. Bergoglio si era rivolto a loro e a tutti gli allenatori presenti: «Tutto ciò che fate resterà come insegnamento ai vostri ragazzi. Non insegnate scorciatoie: possiate essere sempre complici del sorriso dei vostri atleti». Azzurri, lo sono stati Gianluca Pessotto (oggi team manager della Primavera della Juventus) e Carolina Moratuire che nella stagione appena conclusa ha allenato il Milan femminile.
L’emozione si leggeva negli sguardi di tutti, in quelli di Seedorf e Samuel Eto’o che ha parlato del razzismo «che esiste, noi siamo educatori contro l’ignoranza». In quelli degli italiani e, di più, in quello di un argentino, Javier Zanetti, che ha nuovamente incontrato il suo connazionale Bergoglio. Il Pontefice si è soffermato qualche secondo in più con il vicepresidente dell’inter con cui, negli anni scorsi, aveva avuto anche un’udienza privata: «Ha un grande cuore», disse allora Zanetti, ma la frase è ancora valida. L’unica differenza, forse, è che lui e il Papa non hanno avuto l’occasione di parlare di calcio.