Il documentario su Cucchi pone l’accento sul ruolo svolto dai media
«S tefano Cucchi: la seconda verità» è un tragico racconto sulla catena di responsabilità che ha portato alla morte di Stefano Cucchi. Interviste, dichiarazioni, filmati amatoriali, confessioni, responsi medico-legali cercano di ricomporre quel puzzle infernale che ha toccato, in vario modo, tante coscienze (Nove, giovedì, ore 21.25; ora su Dplay). Intanto, la presidenza del Consiglio, il ministero dell’interno, l’arma dei carabinieri hanno presentato istanza per costituirsi parte civile nell’inchiesta sui presunti depistaggi per la morte di Stefano, avvenuta nel 2009 pochi giorni dopo che era stato arrestato per spaccio di droga.
Giuseppe Scarpa e Stefano Pistolini hanno scelto la via della ricostruzione familiare, quasi per strappare la memoria di Stefano alla luce livida delle autopsie. Attraverso le confessioni, le testimonianze, le ricostruzioni che gettano ombre sulle possibili responsabilità di alcuni appartenenti all’arma dei carabinieri per i fatti seguiti all’arresto di Cucchi, al suo pestaggio, al ricovero e alla morte, emergeranno anche i vari livelli di depistaggio, insabbiamento e manomissione di documenti, messi in atto per occultare fin da subito la verità e predisporre versioni falsate dei fatti. Una pagina non bella per la nostra democrazia.se il treno della giustizia è riuscito a tornare sui binari, gran merito è del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, che ha deciso la riapertura delle indagini sul caso, affidandole al pm Giovanni Musarò.
Ma il documentario pone anche l’accento sul ruolo fondamentale svolto dall’informazione e sull’impatto dell’opinione pubblica sulle istituzioni, negli anni in cui si sono svolti processi mediatici paralleli a quelli celebrati nelle aule dei tribunali. La sorella di Stefano, Ilaria, ha combattuto per dieci anni una dura battaglia: non diventi ora vittima del circo mediatico.