«Il trono di spade» e la tv che è ancora in grado di generare eventi
U n popolo di fan, un popolo di nottambuli: la puntata conclusiva del kolossal Il trono di spade ha fatto impazzire per una notte il termometro Auditel. Alle tre del mattino di lunedì scorso, più di mezzo milione di appassionati di GOT si sono alzati per seguire su Sky Atlantic come andavano a finire le vicende di Daenerys e Jon.
Più precisamente sono stati 569.000 gli spettatori italiani della puntata sincronizzata con Los Angeles, che si sono uniti ai 19 milioni di spettatori americani (record assoluto per una rete «cable») e ai diversi milioni in tutto il mondo. Secondo quanto elaborato da CERTA (su dati Auditel), dunque, più spettatori hanno seguito la messa in onda notturna di quella del prime time di lunedì (324.000). In ogni caso la conferma che il palinsesto è tutt’altro che morto, e che la tv è ancora in grado di generare eventi e rituali.
Il caso GOT è interessante da tanti punti di vista: è il traguardo di un’evoluzione del piccolo schermo iniziata con la finale di Lost (2010). Da allora, il broadcasting è radicalmente cambiato: i dati testimoniano che on-demand e visione lineare si rafforzano a vicenda, anziché cannibalizzarsi. L’ascolto procede a fasi: per la finale oltre mezzo milione di persone «sincronizzate», oltre 300.000 nel prime time italiano, e 178.000 on-demand. Un dato, però, ancora parziale: in queste ore, il consumo non-lineare cresce, e domani sera la versione doppiata porterà in dote altre 700.000 persone. Molta visione on-demand avviene attraverso Sky Go (che incide per il 10%).
Alla fine si supereranno i due milioni di spettatori. E poi i social: 237mila interazioni a tema GOT fra domenica e lunedì, la maggior parte su Twitter. Per tutta la stagione di GOT in Italia si sono registrate 1,2 milioni di interazioni (Nielsen). Il successo in tv oggi si misura così. (a.g.)
In collaborazione con Massimo Scaglioni, dati Auditel, Geca Italia e Nielsen