Lin e Wong in Consiglio. La scommessa di Prato
Teresa Lin e Marco Wong sono i primi due consiglieri comunali di origine cinese eletti a Prato. Erano presenti nella lista civica Biffoni19 e con il voto che ha confermato come sindaco Matteo Biffoni (Pd) faranno il loro debutto nella politica amministrativa italiana. Lin ha 24 anni, è nata a Firenze, ha studiato Economia negli Usa ed è figlia di un classico imprenditore del pronto-moda «inventato» dai cinesi di Prato. Wong è un imprenditore, è nato
a Bologna, in passato ha lavorato al Nuovo Pignone, in Tim e Huawei ed è anche consigliere di amministrazione di Extrabanca, un istituto di credito che serve le comunità straniere non solo in Toscana. I cinesi che hanno diritto di voto a Prato sono circa 600-700 e hanno riversato su Lin e Wong 300 preferenze. Per avere qualche numero di riferimento occorre ricordare che i cinesi regolari residenti a Prato sono 23 mila mentre sommando anche gli irregolari arriviamo a 35 mila. A mettere in contatto i due candidati e il sindaco Biffoni è stato Lamberto Gestri, ex presidente della Provincia, da sempre sostenitore del dialogo italo-cinese e ora diventato una sorta di consulente politico della comunità asiatica, rappresentata sul territorio da diverse associazioni di cui la più importante è l’amicizia seguita da Associna, che raggruppa per di più le seconde generazione e che di fatto ha espresso i due candidati. Dice Gestri: «Il successo elettorale può rappresentare una svolta per questa città. I cinesi vogliono vivere qui e hanno a cuore le sorti della città, avrebbero addirittura presentato una loro lista autonoma ma mi sono permesso di sconsigliare quella mossa. Meglio liste di dialogo». La svolta nelle relazioni politiche però deve affondare le radici in un cambiamento delle relazioni economiche (a Prato ci sono 6 mila partite Iva cinesi tra manifattura e terziario) che
Trecento preferenze
I due esponenti della comunità cinese sono stati eletti nella lista civica del sindaco pd Biffoni
avevano in passato creato problemi e aspri conflitti. «Ma anche in campo economico qualcosa sta cambiando — sostiene Gestri — Il pronto moda cinese sta migliorando la sua qualità e la trasparenza del business e questo anche perché in questi anni le autorità regionali hanno comunque difeso la linea della legalità colpendo irregolarità e abusivismo. Ora nella zona industriale non ci sono solo i capannoni-dormitorio ma show room che promuovono prodotti di buon livello e di gran successo commerciale».