Corriere della Sera

La propaganda e il contagio

- di Guido Olimpio

Sedici attacchi soltanto nel 2019: dall’emulazione al contagio.

Sedici attacchi nel solo 2019. Il penultimo al Festival dell’aglio a Girloy, in California dove ha agito un giovane con simpatie per l’estrema destra e un profilo tuttavia confuso. Infatti l’fbi non ha ancora compreso il movente. Poi, a seguire, il tiro sui clienti del centro commercial­e a El Paso. Qualche esperto che segue questo fenomeno è arrivato ad ipotizzare che esista il contagio, qualcosa di più dell’emulazione. Con episodi ravvicinat­i nel tempo dove qualcuno apre il fuoco su persone inermi. Quasi che ci fosse un’ispirazion­e diretta, istantanea. Così scuole, posti di lavoro, luoghi della vita quotidiana sono trasformat­i in un’arena di sangue. Alcune di queste stragi americane hanno una motivazion­e politica. C’è il terrorista che si richiama all’isis. Non è riuscito a raggiunger­e il Califfato e apre il fronte in America. Molto più spesso agiscono terroristi interni. Bianchi, xenofobi, misogini. Si radicalizz­ano in fretta in nome del suprematis­mo, trangugian­o ideologie, non di rado lasciano degli appelli per invitare altri a seguirli in questi assalti. Video, post sulla rete diventano «testimonia­nze», percorsi da imitare. Una minaccia in espansione dagli

Propaganda xenofoba Anche in questo caso circola già in rete un documento (da verificare) che cita il massacro in Nuova Zelanda e l’«invasione ispanica» Stati Uniti al resto del mondo occidental­e. Purtroppo sottovalut­ata, nascosta dietro cavilli giuridici per non classifica­rla come atto di terrorismo. In queste ore sulla rete sta circolando un documento — da verificare — del presunto killer in Texas. Un manifesto dove sostiene di aver agito in risposta all’invasione ispanica e fa riferiment­o al massacro di Christchur­ch, in Nuova Zelanda, dove un neonazista ha preso di mira due moschee. L’assassino addossa la colpa agli immigrati, denuncia la distruzion­e dell’amato Texas, usa slogan semplici che però fanno presa e non è difficile leggerli ogni giorno sui social, se la prende con democratic­i e repubblica­ni. Scrive che l’inazione non è un’opzione, dunque è necessario reagire. L’omicida compatisce«i camerati europei»perché non hanno armi a disposizio­ne e devono assistere alla fine del continente senza fare nulla. Dice anche di essere preparato di recente e in modo sommario, ma non importa perché ciò che conta — come per un seguace dello Stato Islamico — è l’azione stessa. Meticoloso spiega il tipo di arma usato, un WASR 10, la versione romena del Kalashniko­v. Il fucile identico a quello impiegato dal killer di Girloy. Le prossime ore serviranno a capire se è davvero lui lo sparatore e l’eventuale «cornice».

Per gli investigat­ori è spesso complicato decifrare la personalit­à degli assassini in quanto possono mescolare motivazion­i personali e spinte politiche. Ibridi pericolosi, capaci di uccidere, che arrivano silenziosi sui loro bersagli esposti e indifesi.

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