Texas, strage al supermarket
Molti bambini coinvolti nella strage in un sabato di shopping a El Paso Almeno 22 vittime, fermato un 21enne. Trump: «Dio sia con voi»
Oltre venti morti, anche dei bambini. Un’altra sparatoria insanguina l’america a pochi giorni da quella messa a segno da un giovane suprematista bianco al food festival in California. Teatro della tragedia un affollato supermercato della catena Walmart di El Paso, in Texas. Il bilancio provvisorio parla anche di diversi feriti gravi. Ad agire sarebbe stato un solo killer, poi catturato dalla polizia. Ha 21 anni.
Almeno 22 morti, tra i quali diversi bambini e ragazzini (pare quattro); non meno di 22 feriti. Il governatore aggiunto del Texas, Dan Patrick e «fonti delle forze dell’ordine», citate dalle tv locali, aggiornano in tempo reale il bilancio di un’altra strage americana, a El Paso. Il portavoce della polizia cittadina, il sergente Robert Gomez, riferisce in una conferenza stampa che «un sospetto è in arresto». Il canale Ktsm, affiliato alla Nbc, ha diffuso una foto catturata dalle telecamere di sicurezza: si vede un giovane che indossa una maglietta con le maniche corte, pantaloni lunghi chiari, occhiali e cuffie. Impugna un fucile automatico d’assalto. Potrebbe essere il fermato, che secondo la stessa emittente, avrebbe 21 anni. Ma il sergente Gomez avverte che «la situazione è ancora molto fluida e potrebbe cambiare». In un primo momento, il sindaco della cittadina al confine con il Messico, Donald Dee Margo, aveva riferito alla Cnn che gli arrestati erano tre.
Il killer ha cominciato a sparare intorno le 10 di ieri (le 18 in Italia) nel centro commerciale Cielo Vista. A tarda sera la situazione era ancora caotica e le informazioni frammentarie. Purtroppo, però, è apparso subito chiaro che nei negozi del centro commerciale e nel supermercato Walmart si era consumata una carneficina.
Gli investigatori dell’fbi stanno cercando di ricostruire la dinamica dei fatti. Il sospetto sarebbe stato identificato come Patrick Crusius, 21 anni appena compiuti, di Dallas. E intanto bisogna capire come conciliare l’ipotesi di un’azione condotta da «un lupo solitario» e la notizia, confermata, che ci sono state sparatorie, più o meno in simultanea, in diversi padiglioni, affollati di gente. Tante famiglie con i bambini e le bambine per comprare vestiti, scarpe da tennis, libri, zaini, pennarelli e quaderni. Tra poco in Texas ricomincia l’anno scolastico. In qualche modo questa strage, purtroppo un’altra possibile strage di bambini, si salda idealmente alla lunga scia di attacchi contro gli istituti, i licei del Paese.
Le immagini, i video girati con i telefonini riprendono lunghi momenti di panico, di grida, di fughe scomposte. Si vede un uomo che si nasconde sotto un grande tavolo. Altri si sono rifugiati nei bagni. La macchina dell’emergenza si è organizzata su due poli. L’ospedale Universal Medical Center of El Paso è entrato immediatamente in allarme, accogliendo una parte dei feriti e una folla di parenti e amici. La scuola elementare Mac Arthur, invece, si è trasformata nel punto di raccolta per la riunificazione dei nuclei famigliari divisi dall’attacco.
Anche la reazione politica segue uno schema già visto tante volte. Il presidente Donald Trump ha twittato: «Terribile sparatoria a El Paso...molte vittime. Ho parlato con il governatore promettendo il totale sostegno del governo federale. Dio sia con tutti voi». Il candidato democratico alle presidenziali, l’ex deputato Beto O’ Rourke è di El Paso. Si è presentato davanti alle telecamere, molto scosso, assicurando che la cittadina (circa 600 mila abitanti) «è la comunità più forte del mondo e non si farà piegare».
Si riaccenderà la polemica sulla diffusione delle armi nel Paese. In Texas la legge consente di portare le pistole a vista («open carry») come ai tempi del Far West.