Corriere della Sera

Adesso diventa «dj» Matteo Va in consolle tra le cubiste (con Mameli di sottofondo)

In spiaggia incontra Sacchi, «gaffe» sul Milan dell’89

- DAL NOSTRO INVIATO M. Cre.

«Abbiamo un deejay eccezional­e stasera… deejay Matteooooo». La musica pompa, il ritmo incalza, il bicipite tatuato si flette, la natica disegnata dal tanga brasiliano s’indiavola. Matteo Salvini per la prima volta quest’anno si arrende ai sostenitor­i che lo vogliono in console al Papeete Beach di Milano Marittima. E lui, arrabbiato o non arrabbiato, distaccato o non distaccato, al colpo di teatro non rinuncia: a partire, al posto della techno, è l’inno di Mameli.

All’inizio, però, ad accusare il colpo è la gioventù che balla, presa in contropied­e dal cambio vistoso di ritmo. Fino a poco prima, il deejay (quello vero) si rivolge a «tutti gli uomini», agli «italiani», come Leonida in una sequenza di 300. Ma l’inno spiazza. Come in moviola, molti rallentano fino a fermarsi.

Il ministro dell’interno, torso nudo e cuffie alle orecchie, appoggia il bicchiere con il Mojito e accenna appena un sorriso per la sorpresa del popolo danzante. Poi, ascolta l’inno senza che le sue labbra si dischiudan­o: va bene il metterlo sui piatti, ma il cantarlo forse non è cosa.

Lo show dura poco, poi Salvini torna nel privé da dove entrano e escono tutti gli uomini del «Capitano»: Lorenzo Fontana e Riccardo Molinari, Claudio Durigon e Luca Toccalini, Barbara Saltamarti­ni e Isabella Tovaglieri, Jacopo Morrone e Lucia Borgonzoni. Che è la star del giorno perché Salvini l’ha appena incoronata candidata presidente dell’emilia-romagna.

Ma la giornata aveva regalato ai fan adoranti anche il faccia a faccia con una leggenda vera per i leghisti (in quanto quasi tutti milanisti): Arrigo Sacchi. Il profeta di Fusignano si mette in fila diligente come tutti gli altri a caccia della foto con il «Giovane leader». Quando è il suo turno, a impietrire di sorpresa tocca a Salvini: «Mister, facciamoci un selfie». L’allenatore gli ha fatto recapitare in albergo il libro Milan 1989, ma qui Salvini cade: enumera la formazione ma sbaglia il numero 11. Non è Chicco Evani ma nientemeno che Carlo Ancelotti.

In serata, nuovo siparietto alla festa della Lega di Cervia. Un gruppetto di militanti lo contesta e lui invita i fan al silenzio: «Shhh, ascoltate. Sentite bene: un comunista che mi dà del fascista».

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Con il mister Salvini ieri con Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan: il vicepremie­r ha sbagliato a elencare la formazione rossonera dell’89

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