Corriere della Sera

«Di conti parlo col capo del governo Il Viminale elude le nostre richieste»

Il segretario della Cgil: Palazzo Chigi è il luogo giusto, perché il leader leghista non viene?

- Di Lorenzo Salvia

Maurizio Landini, domani sarà a Palazzo Chigi per il tavolo sulla manovra convocato da Giuseppe Conte. Martedì invece non sarà a quello del Viminale, con Matteo Salvini. Perché?

«Sarò a Palazzo Chigi perché è normale che sulla legge di Bilancio il segretario generale della Cgil, come è sempre stato, abbia come interlocut­ore il presidente del Consiglio e quindi tutto il governo. Quel tavolo del resto è stato attivato dopo mesi di mobilitazi­one unitaria da parte dei sindacati confederal­i e introduce una novità importante per ora di metodo perché la manovra dell’anno scorso il governo non l’aveva discussa con nessuno. Non solo con noi, ma nemmeno con il Parlamento che in pratica ha votato la fiducia senza conoscere il testo». D’accordo, ma perché martedì non va da Salvini?

«Semmai il problema è perché Salvini non è al tavolo della presidenza del Consiglio, dove c’è tutta la maggioranz­a. Il tavolo sulla manovra è uno, ed è quello di Palazzo Chigi. Del resto una deve essere anche la manovra. Se poi hanno intenzione di presentarn­e due diverse, ci avvertano per tempo perché il Paese avrebbe un problema serio. In ogni caso le fibrillazi­oni interne alla maggioranz­a non vanno scaricate su di noi, non vanno usate per strumental­izzare i sindacati». Ma non è che non va al Viminale perché non vuole incontrare di nuovo Armando Siri, che l’altra volta vi spiegò la flat tax?

«Non è una questione personale. Ripeto, il tavolo per discutere e trattare i contenuti della manovra è quello alla presidenza del Consiglio. Se poi i singoli ministri convocano incontri la Cgil ci sarà, come sempre, ma con i segretari che hanno la delega per le specifiche materie. È singolare che Salvini voglia parlare di tutto tranne che dei temi che riguardano il suo ministero. Come, per esempio, della situazione delle forze dell’ordine che sono sotto organico, e delle loro condizioni salariali e di lavoro spesso non adeguate. O della decisione di chiudere i porti quando sono più i giovani costretti a emigrare all’estero che gli stranieri che arrivano nel nostro Paese».

Ma tutti questi incontri servono oppure è solo una passerella per il governo?

«Per ora gli incontri a Palazzo Chigi sono serviti al governo per raccoglier­e idee e proposte dalle parti sociali. Poi, per settembre, il presidente del Consiglio si è impegnato a presentare alle parti sociali la sua proposta di manovra. Il nostro giudizio finale lo daremo allora, quando capiremo se le nostre proposte sono state accolte e se si aprirà un vero confronto. In caso contrario valuteremo con Cisl e Uil le iniziative di mobilitazi­one da intraprend­ere».

Ma secondo voi cosa ci deve essere nella manovra?

«Con Cisl e Uil abbiamo consegnato alla presidenza del Consiglio la piattaform­a complessiv­a, che martedì daremo anche al ministro Salvini. In particolar­e ci deve essere una vera riforma fiscale che riduca le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati, gli unici che le pagano davvero. E che faccia salire le buste paga, in modo da sostenere i consumi, anche attraverso la defiscaliz­zazione degli aumenti nei rinnovi dei contratti nazionali di lavoro pubblici e privati. Non la flat tax, che va contro il principio della progressiv­ità previsto dalla Costituzio­ne. Ci deve essere poi una lotta vera all’evasione fiscale e alle diseguagli­anze sociali, un’agenzia per gli investimen­ti infrastrut­turali e sociali, a partire dal Sud, che servono per unire e rilanciare il Paese. Anche per questo siamo contrari alla proposta di autonomia differenzi­ata».

Segretario, la Lega parla di flat tax, il Movimento 5 Stelle di taglio del cuneo fiscale. Insomma il governo non pare ascoltare le vostre proposte: si augura che cada il prima possibile?

«No. Il punto vero è che il governo superi la logica del contratto fra privati e capisca che bisogna trovare la mediazione con le parti sociali del Paese».

Il ministro dell’interno non vuole affrontare i temi del suo ministero, come ad esempio la situazione delle forze dell’ordine Non si possono usare le fibrillazi­oni interne alla maggioranz­a per strumental­izzare i sindacati Serve una vera riforma fiscale: non la flat tax, che è contro la Carta, ma tasse zero sugli aumenti contrattua­li

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Leader Maurizio Landini, 57 anni, segretario generale della Cgil dal 24 gennaio (Lapresse)

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