La rete di telefonate segrete prima della morte di Cerciello
Roma, il fitto scambio di contatti. Il giallo dell’accordo con i due americani
ROMA La sera dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega ci sono state diverse telefonate di cui non si conosce ancora il contenuto. La traccia dei contatti è negli atti processuali, ma adesso si sta cercando di ricostruire i dettagli dell’accordo tra il mediatore dei pusher Sergio Brugiatelli e i due americani accusati del delitto. E soprattutto quelli con i carabinieri.
Un grammo di coca
Rimane infatti tuttora oscuro il motivo che ha spinto i militari ad assecondare le richieste di Brugiatelli, nonostante fossero consapevoli che lo scambio prevedesse la consegna di un grammo di cocaina. Già quel particolare era infatti sufficiente a dimostrare che l’uomo era al centro di un traffico illecito. E dunque non si comprende perché — invece di denunciarlo — si sia deciso di pianificare un intervento per recuperare il suo borsello. Un’operazione alla quale Cerciello ha partecipato pur non avendo con sé la pistola d’ordinanza.
La ricostruzione, così come emersa grazie all’incrocio dei dati contenuti nelle annotazioni di servizio e del racconto dei testimoni, dimostra che prima di arrivare all’appuntamento con i due americani ci fu un fitto scambio di contatti. Il gip sottolinea che «una delle telefonate effettuate da Brugiatelli alla presenza dei carabinieri Andrea Varriale e Cerciello Rega, fu registrata». Ma poi dà conto di altri contatti effettuati da diversi telefoni. E soprattutto evidenzia le chiamate al 112 specificando che a un certo punto «Cerciello venne contattato sulla propria utenza cellulare dall’operatore della centrale del Comando del gruppo Roma». Perché tanto impegno? Che cosa c’era di così prezioso in quel borsello da determinare prima la mobilitazione dei carabinieri fuori servizio che si trovavano in quella piazza di Trastevere e poi l’operazione della pattuglia in borghese che dopo aver partecipato alla trattativa decise di andare nel quartiere Prati per effettuare lo scambio?
Il ruolo del mediatore
Anche se davvero non è un complice degli spacciatori, Brugiatelli ha un «profilo» che dovrebbe convincerlo a tenersi lontano dalle forze dell’ordine. E invece la notte tra il 25 e il 26 luglio è stato lui a chiamare i carabinieri più volte, a insistere per avere il loro aiuto. Qualche giorno fa ha deciso di diffondere un comunicato per negare di essere un confidente, ma è proprio il comportamento tenuto dopo lo scippo ad avvalorare l’ipotesi che in realtà fosse consapevole di non avere nulla da temere. E sarebbe stato proprio lui, dopo l’omicidio del vicebrigadiere, a parlare della pista che portava ai nordafricani.
Nei prossimi giorni i pubblici ministeri coordinati dal procuratore Michele Prestipino valuteranno la sua posizione e analizzeranno la sequenza delle telefonate di quella notte. I «punti oscuri» di cui ha parlato lo stesso magistrato non sembrano affatto chiariti. Compresa la dinamica dell’aggressione terminata con le 11 coltellate che Lee Finnegan Elder ha ammesso di aver inferto al vicebrigadiere. Anche per questo si continua a verificare se ci fosse almeno un’altra telecamera accesa e finora sfuggita ai controlli.