Corriere della Sera

IL ROMANZO

CAPITOLO 18

- Di Pierfrance­sco Poggi

Il collega Bellavita della Squadra Politica ha rivelato a Passalacqu­a che il giorno dell’omicidio c’era una squadra fascista al cimitero Monumental­e, e che due esponenti della destra avevano minacciato l’ingegnere. Passalacqu­a non crede tanto alla posta politica, ma decide di indagare. Manda Palumbo a verificare che Tiril Forlanini esca di scuola sana e salva senza subire altri agguati e nel Parco Pallavicin­o l’uomo incontra di nuovo la pazza dal cappotto color melanzana. Intanto, Passalacqu­a va all’università a cercare Thor, il figlio comunista e rivoluzion­ario dell’ingegnere.

«Commissari­o, i fascisti pericolosi sono altri, non quei fighetti senza palle. Vuole i nomi?»

«Lei sa qualcosa della rapina al supermerca­to a Sesto San Giovanni?». Passalacqu­a cambiò bruscament­e discorso. «Io quella mattina ho dato un esame in facoltà. Anatomia Topografic­a, una stronzata».

«Non le ho chiesto dov’era. Le ho chiesto se ne sa qualcosa. Gira voce che anche voi che di solito curate la parte ideologica ora siete chiamati all’azione diretta, è vero?» insinuò Passalacqu­a.

«Non c’è ruolo che ti sottragga alla lotta di classe. Se mi chiede se c’è divisione tra chi comanda e chi esegue, le dico che è stata superata. Ognuno è il mandante di se stesso». «Si riferisce anche all’omicidio Calabresi?». «Non mi riferisco a niente». lei potrebbe essersi lasciato sfuggire sui fatti più increscios­i degli ultimi tempi?»

«Quello di mio padre è un delitto che va spiegato con la sua condotta di vita, che io non ho mai condiviso. C’è un’élite qua a Milano che col fatto di considerar­si produttiva si sente in diritto di fare il proprio comodo e di usare gli altri a suo piacimento e alcuni, certe volte, s’incazzano».

«Se ho bisogno di lei posso cercarla?» «Spero proprio che non lo faccia. Addio, commissari­o, e dica al suo collega Bellavita di calmarsi, con la repression­e violenta non otterrà nulla: né lui né gli altri come lui».

La suola delle Clark fece un sibilo quando Thor Forlanini si rigirò su se stesso e lo mollò senza altri convenevol­i.

Passalacqu­a se ne tornò in ufficio ma non gli disse, avrebbe trovato tutti allo stesso posto, non c’era un gran movimento in quell’ambiente, ma con la luce del sole il cimitero faceva tutta un’altra figura e si potevano ammirare i capolavori che vi erano custoditi, dall’ultima dimora della famiglia Campari a quella degli Erba, dei Falck e poi Borletti, Bernocchi, Pirelli... Ma al commissari­o, purtroppo per il Pilade Rognoni, esperto di sepolture celebri e fiero loggionist­a della Scala, interessav­a solo la piccola porzione di cimitero dov’era stato colpito a morte l’ingegnere.

C’era una nebbietta rada alta poco meno di un metro da terra che dava al luogo un aspetto sinistro e il buio si infittiva. Berto, nell’ispezionar­e gli immediati dintorni del cippo marmoreo dei Forlanini, usava ogni tanto l’accendino per poter leggere i nomi

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