Corriere della Sera

LE MAGGIORI BANCHE CENTRALI DAVANTI A DUE STREGHE GEMELLE

Economia e politica Incertezze ai vertici e necessità di una svolta nelle politiche monetarie per gli istituti di Stati Uniti, Giappone e Inghilterr­a. E alla Bce è in arrivo Christine Lagarde

- Di Danilo Taino

Christine Lagarde si sta preparando a prendere il posto di Mario Draghi, il 1° novembre, al vertice della Bce. Sta studiando. È un avvocato, ha esperienza politica, è brillante. Difficilme­nte, però, in tre mesi diventerà un’economista che comanda i meccanismi complicati della seconda banca centrale al mondo per rilevanza. Negli scorsi otto anni, Draghi ha gestito la banca, le conferenze stampa mensili di politica monetaria e in generale la comunicazi­one ai mercati con capacità straordina­ria anche perché ha una comprensio­ne profonda dei meccanismi che muovono la finanza globale. Lagarde ha guidato il Fondo monetario internazio­nale, istituzion­e importante dalla quale però non si influenzan­o su basi quotidiane le decisioni degli investitor­i. Un mestiere diverso.

Nel frattempo, a Washington succede che il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell — anch’egli avvocato di formazione anche se con un’esperienza nell’investment banking — dà l’impression­e di muoversi con incertezza. Lo scorso dicembre alzò i tassi d’interesse dello 0,25% — a 2,25-2,50% — e fece intendere che

lo avrebbe fatto altre due volte quest’anno; pochi giorni fa, a fine luglio, ha rovesciato la posizione e ha tagliato il costo del denaro di un quarto di punto: è la prima volta in dieci anni, alla Casa Bianca c’era ancora George Bush, che la Fed riduce i tassi, un’inversione di rotta non da poco. Realizzata, tra l’altro, sotto la pressione di Donald Trump che ha più volte criticato con pesantezza la stretta monetaria che era stata effettuata da Powell: la banca centrale americana ribadisce la sua indipenden­za; è però chiaro che, tra le pressioni della Casa Bianca e le incertezze proprie sulla direzione da tenere, la Federal Reserve oggi non è una solida àncora di stabilità: problema non da poco per tutto il mondo, dato il ruolo globale del dollaro.

A Tokyo, la Banca del Giappone continua la sua politica monetaria di espansione aggressiva — con i tassi d’interesse negativi allo 0,1% e acquisti di titoli pubblici per 80 mila miliardi di yen (675 miliardi di euro ) all’anno — e il governator­e Haruhiko Kuroda promette di andare oltre se ce ne sarà bisogno. Il guaio è che l’economia nipponica sta sì un po’ recuperand­o ma dopo una contrazion­e nei primi nove mesi dell’anno scorso nonostante gli stimoli monetari durino da anni. E l’inflazione, allo 0,7% e in calo, rimane lontana dall’obiettivo del 2%. Per parte sua, la Banca d’inghilterr­a non è solo alle prese con la gestione della sterlina e dell’economia britannica di fronte all’uscita dalla Ue: deve anche affrontare il cambio di guida, perché il governator­e Mark Carney se ne andrà a fine gennaio 2020 e il governo di Boris Johnson vorrà probabilme­nte trovare un successore che sia meno contrario alla Brexit di lui.

Succede che tutte e quattro le principali banche centrali del mondo, quelle che influenzan­o le maggiori valute di riserva, vivono un passaggio delicato, quando non delicatiss­imo. E ciò capita mentre si annuncia un vero e proprio cambio di stagione per quel che riguarda le politiche monetarie. La fase seguita alla crisi del 2008 — caratteriz­zata da tassi d’interesse bassissimi e da acquisti di titoli sui mercati per immettere liquidità nelle economie (il famoso Quantitati­ve Easing) — sembra avere dato tutto ciò che poteva. Non solo perché il costo del denaro è a livelli minimi — Stati Uniti esclusi — per i quali scendere ulteriorme­nte non è facile. Ma anche perché i tassi bassi stanno incidendo sempre più negativame­nte sui bilanci delle banche e delle assicurazi­oni e sui rendimenti dei fondi pensione. In più, altri acquisti di titoli sui mercati non saranno facili, soprattutt­o in Europa se la Bce deciderà di riprenderl­i: per farlo, occorrerà cambiare le limitazion­i di acquisto perché in alcuni casi, ad esempio dei Bund tedeschi, non c’è abbondanza di titoli da comprare. In un quadro in cui le opposizion­i politiche al Quantitati­ve Easing stanno crescendo.

Le maggiori banche centrali sono insomma di fronte a due streghe gemelle: incertezze ai vertici e un cambio di passo necessario nelle politiche monetarie. Proprio in una fase nella quale non si vede chi e cosa sia in grado di prendere la leadership economica al loro posto; anzi, con i governi più impegnati nelle guerre commercial­i che nelle politiche per la crescita. L’avvocato Christine Lagarde dovrà studiare, e farsi aiutare, davvero molto.

Passaggio di consegne L’avvocata che a novembre subentrerà a Mario Draghi ha guidato il Fondo monetario ma è un mestiere diverso Scenari controvers­i Una fase delicata proprio mentre i governi sono impegnati più nelle guerre commercial­i che nella crescita

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