Corriere della Sera

Meno cose più esperienze piacevoli da ricordare

- Di Beppe Severgnini

Qualche anno fa mi è stata chiesta una previsione sul futuro dei negozi in Italia. I giornalist­i sono abituati a sentirsi chiedere cose che non sanno. Non mi sono scomposto, perciò, e ho risposto: «Ce ne saranno di meno». Oggi la stessa persona — che è del mestiere, guida un marchio della grande distribuzi­one e conosce il commercio al dettaglio — sostiene che la mia previsione l’ha folgorato, e da allora non ha smesso di pensarci. Io non ci credo (ma i giornalist­i amano essere lusingati!). La mia era solo una consideraz­ione, neppure difficile. Per due motivi, sostanzial­mente.

Primo motivo. Era evidente che, prima o poi, gli acquisti online avrebbero sfondato il muro della diffidenza italiana — sempre robusto — e guadato la palude delle consegne a domicilio (una questione logistica, in fondo). Spesso in Italia confondiam­o le difficoltà dell’avvento di una tecnologia col fallimento della tecnologia medesima. Quanti commenti scritti sul Corriere sulla

fatica della posta elettronic­a (negli anni 90) e la scarsa diffusione del wi-fi (nei primi anni Duemila)! In quei casi, avevo visto giusto; altre volte mi sono sbagliato. Sull’importanza delle immagini nella comunicazi­one individual­e, ad esempio. Toglietemi le foto da Whatsapp e cadrò nello sconforto.

Secondo motivo. La società occidental­e — della quale facciamo parte, anche se al governo, ogni tanto, lo dimentican­o — si impigrisce in modo evidente e rapido. Andiamo sempre meno verso le cose, pretendiam­o che le cose arrivino a noi: il cinema (Netflix), la musica (Spotify), l’ascolto (Audible, Storytel), il calcio (Sky Sport), il cibo (Deliveroo), l’auto (Car2go, Uber), l’informazio­ne (Corriere digitale!), i libri e non solo (Amazon). Era chiaro che sarebbe accaduto con gli acquisti. E più si riduce il numero dei negozi fisici — quante vetrine vuote e cartelli «Affittasi» — più la ricerca diventa faticosa. Acquistate una presa tripla sotto casa, se ci riuscite.

Solo una cosa ci induce a spostarci, e spendere per un servizio non indispensa­bile: un’esperienza piacevole. È il motivo per cui l’aperitivo è ormai una categoria filosofica, e i ristoranti vanno bene: a patto di offrire due o tre ore da ricordare, non solo qualcosa da buttar giù. È il motivo per cui il vino conosce un successo crescente: perché non è solo una bevanda. È esperienza, piacere, memoria. Il giorno in cui diventerà un prodotto, ha chiuso.

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Commercio online La società occidental­e si impigrisce in modo evidente e rapido. Andiamo sempre meno verso gli oggetti e pretendiam­o che arrivino a noi

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