Corriere della Sera

La prima pole di Verstappen L’ex ragazzino spaventa le Mercedes

- Flavio Vanetti

BUDAPEST Tutti in piedi per il Fenomeno. E non solo quelli della sua claque, gli olandesi in tenuta ufficiale (arancione) che ormai a frotte riempiono con la loro chiassosa presenza le tribune della F1. Si alzino pure gli altri, avversari e tifosi banalmente appassiona­ti di automobili­smo, e onorino Max Verstappen, il centesimo pilota della storia a centrare una pole position: all’hungarorin­g ha fatto mangiare la polvere alle due Mercedes — anche se quella di Bottas è battuta di appena 18 millesimi, pari a 1 metro e 6 centimetri — e a due Ferrari velocissim­e sul dritto ma deficitari­e in curva, dunque vagamente attapirate.

È un giorno speciale. Per il cosiddetto circus ma anche e soprattutt­o per Super Max, pronto per la prima partenza al palo della carriera: «La macchina volava, era divertente. Mi sono solo detto: lasciala correre». L’ex ragazzino dei record di precocità, il talento di 21 anni e 11 mesi che ha già la scorza di un veterano, essendo alla quinta stagione da titolare e avendo alle spalle 92 Gp, 833 punti, 7 vittorie e 19 podi minori, aveva una lacuna: l’ha colmata. E poco importa se il primato del poleman più giovane rimane a Sebastian Vettel: le esclusive fanno piacere ma, come sottolinea Verstappen, non aiutano a dormire meglio. «Il vantaggio è che la gente smetterà di chiedermi perché non ce l’avessi fatta prima. Nel passato ho commesso errori e sprecato occasioni: ma non mi ha mai pesato, sapevo che sarebbe stata una questione di tempo». Il suo capolavoro? Alla curve 4 (divorata a 250 orari) e 8 e 9, affrontate a tavoletta.

Si era intuito che questa Red Bull migliorata su ogni fronte, dal motore Honda al pacchetto aerodinami­co che

dal Gp d’austria, con scelte azzeccate, ha permesso il salto di qualità, potesse battere una Mercedes che rimane comunque in agguato (i migliori tempi con mescole medie e dure, probabili gomme da gara delle Frecce d’argento nel caso di un solo pit stop, li ha Hamilton) e una Ferrari alla quale è mancato troppo per quadrare il cerchio. Charles Leclerc, quarto, ha pure rischiato un altro patatrac dopo il cozzo di Hockenheim: errore nel Q1, all’imbocco del rettifilo d’arrivo, e gran botta, con danni all’ala posteriore fortunatam­ente riparabili. Anche se poi s’è riscattato, precedendo Vettel, Charles ha recitato il mea culpa: «Lo sbaglio in Germania era accettabil­e, questo no». Sebastian, invece, mette il dito nella piaga: «Ci manca carico, qui lo si paga» spiega il tedesco, che spera nell’aumento del caldo per passare a un Gp a due soste e a uno scenario d’attacco migliore.

Però il pallino è prima di tutto nelle mani di Verstappen: se non cadrà nella tenaglia Mercedes, sarà Max a dettare le regole. È il top scorer delle ultime quattro corse e la sua precisazio­ne — «Bisogna esserlo in tutta la stagione: conta solo questo» — oggi ha tutta l’aria di essere una minaccia.

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(Afp) Precoce Max Verstappen, 21 anni, è alla quinta stagione in F1. Ha già vinto sette Gran premi

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