Corriere della Sera

Cairo, tre anni in Rcs: la cura ha funzionato

«Nel 2016 ho trovato una grande disponibil­ità, avanti con umiltà e impegno»

- di Paola Pica

Tre anni fa, la mattina del 4 agosto del 2016, Urbano Cairo entrava da editore, presidente e amministra­tore delegato in via Solferino a Milano, sede del «Corriere della Sera».

Con il 60 per cento delle azioni appena conquistat­e sul mercato in un impegnativ­o confronto con i vecchi soci, l’imprendito­re già proprietar­io della tv «La7», della Cairo Communicat­ion e del Torino si impegnava nel rilancio di Rcs, il gruppo dello stesso «Corriere» che aveva accumulato 1,3 miliardi di perdite nei precedenti cinque anni e per il quale non sembrava più assicurata la continuità della gestione.

«Persino tra gli amici qualcuno temeva che non ce l’avremmo fatta: “Urbano congratula­zioni... ma ti sei preso una bella gatta da pelare”, mi dicevano — racconta Cairo — . Del resto, anche nel corso dell’offerta pubblica in Piazza Affari tra tanti compliment­i e incoraggia­menti non mancava, anche tra le persone care, chi non avrebbe scommesso di ritrovarci qui oggi, con un organico intatto di 3.300 persone, il debito più che dimezzato, la cassa che non “brucia” ma produce e la prima distribuzi­one di dividendi (31 milioni) da 10 anni a questa parte».

Non è stato semplice, ma a quanto pare nemmeno impossibil­e. Osserva Cairo: «Come direbbe un bravo allenatore, ho trovato una squadra con una grande disponibil­ità a fare meglio, reagire. Senza questa disponibil­ità non avremmo ottenuto gli stessi risultati. Poi quando mi chiedono quale sia e se ci sia stato un “metodo”, allora riconosco che la mia attenzione diciamo pure maniacale al dettaglio, anche il più piccolo, ha funzionato.

Mi pare che i manager, come i giornalist­i, gli operai, gli impiegati, tutti abbiano iniziato a lavorare con uno spirito diverso. Che poi l’attenzione a ogni singolo elemento non significa solo rigore o taglio di costi. Vuole dire anche ripensare a ogni aspetto per migliorarl­o, dalle cose piccole a quelle più importanti, come i contenuti editoriali».

Se poi ci si chiede perché non fu possibile fermare prima la spirale negativa che stava portando Rcs a una crisi senza ritorno, la spiegazion­e è più articolata. «Rispetto al passato — sostiene Cairo — ha giocato sicurament­e a favore il fatto di avere un’ unica figura di riferiment­o, un imprendito­re manager con la maggioranz­a delle quote, in questo caso io. Prima c’erano diverse voci e diverse repubblich­e che non sempre rendevano lineare il compito ai manager. Per il contesto in cui ci siamo mossi, un mercato di certo più difficile che in anni precedenti, è stato cruciale poter prendere decisioni in rapidità. Proprio per lo scenario italiano poco favorevole alle imprese, i nostri risultati sono ancora più significat­ivi. Gli investitor­i sono diventati prudenti, ma con noi hanno continuato a lavorare ».

La catena delle iniziative editoriali, dei restyling, dei rilanci delle testate storiche si è messa in moto subito, sin dall’autunno del 2016: sono diverse decine gli interventi realizzati nei tre anni, in Italia e in Spagna. Unidad Editorial, il gruppo che pubblica tra gli altri «El mundo» e «Marca» comprato a suo tempo a caro prezzo e rimasto per anni una zavorra finanziari­a sul conto economico, ha iniziato a dare risultati e si muove da leader sulle piattaform­e web in lingua spagnola, comprese quelle dell’america Latina. Il sistema

«Corriere» ha anch’esso visto crescere del 14% gli abbonati digitali e obiettivi ambiziosi sono previsti per i prossimi anni. Lettori e inserzioni­sti apprezzano molto anche i format degli incontri pubblici, dal Tempo delle Donne al Cibo a regola d’arte del «Corriere», al Festival dello Sport della «Gazzetta». E poi, solo per citare le ultime nate, la casa editrice Solferino libri, e Rcs Academy.

«Una serie di successi — spiega Cairo —. Il master di giornalism­o è sold out, ne faremo partire uno nuovo. Solferino ha pubblicato titoli che hanno avuto grande riscontro e autori di grande interesse arrivano in autunno, tra cui Lilli Gruber, Massimo Gramellini e Enrico Mentana, me l’ha promesso».

Come saranno i prossimi tre anni? «Se vuole sapere se vendo la risposta è no — ironizza l’editore sui rumor —. C’è ancora molto da fare, non dobbiamo pensare che le difficoltà siano finite. Cerchiamo di mantenere l’umiltà e l’impegno di questi tre anni e corriamo più forte. Questo mondo si muove molto in fretta e non bisogna pensare nemmeno per un secondo di essere i più bravi. Rischiando di venir smentiti il secondo dopo».

Più abbonament­i digitali «Gli abbonament­i digitali stanno crescendo, ma faremo di più. Il mercato cambia rapidament­e e resta molto difficile. La cura dei dettagli fondamenta­le per un editore»

Proprio per lo scenario italiano poco favorevole alle imprese, i nostri risultati sono ancora più significat­ivi. Gli investitor­i sono prudenti, ma con noi hanno continuato a lavorare

C’è ancora molto da fare, non dobbiamo pensare che le difficoltà siano finite. Cerchiamo di mantenere l’umiltà e l’impegno di questi tre anni e corriamo più forte

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Vertici Urbano Cairo, 62 anni, presidente e amministra­tore delegato di Rcs Mediagroup. Ha il 60% del capitale del gruppo

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