Bugani rompe con il leader M5S. E Di Battista: sei un grande
Il socio di Rousseau lascia gli incarichi. «Tagliato anche il mio stipendio, non c’era più fiducia»
Fonti romane del M5S, anche dopo il clamoroso strappo, ieri sera continuavano a definire Max Bugani una «risorsa», un «punto di riferimento», assicurando che «si faranno ancora tante cose insieme». Epperò lui, Massimo Bugani, 41 anni, consigliere comunale bolognese, volto storico dei Cinque Stelle, buon amico di Grillo e Casaleggio e socio influente dell’associazione Rousseau, lo strappo l’ha consumato davvero, annunciando senza mezzi termini le sue dimissioni da vicecapo della segreteria particolare di Luigi Di Maio a Palazzo Chigi e da coordinatore M5S in Emilia-romagna. Tra l’altro, postando su Facebook il celebre discorso di Al Pacino nel film Ogni maledetta domenica e subito non è passato inosservato il commento lasciatogli in bacheca da Alessandro Di Battista: «Sei un grande!».
Un attestato importante, nelle ore dello scontro più duro tra lo stesso Di Battista e il ministro dell’interno Salvini e alla vigilia del voto di fiducia sul decreto Sicurezza bis che rischia di aumentare i dissapori interni al Movimento guidato da Di Maio. Al Pacino, nel film di Oliver Stone, veste i panni di un vecchio coach e cerca di scuotere così la squadra: «... In ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro...».
Bugani, pensando alle ultime scelte di Di Maio al governo, deve sentirsi come il vecchio Al. E in un’intervista al Fatto quotidiano ha spiegato ieri i motivi della rottura.
«Di Maio non mi ha perdonato» un’altra intervista (del 19 giugno)» in cui il consigliere M5S auspicava «unità nel Movimento» sostenendo che «Di Maio e Di Battista non sono alternativi ma complementari». Poche ore dopo, racconta, «mi chiesero di non rilasciare più interviste». Un’uscita, evidentemente, per nulla apprezzata dal vertice. Non solo. «Nel giro di qualche giorno — continua — mi fecero sapere che il mio stipendio da vice capo segreteria sarebbe stato dimezzato per contenere le spese: da 3.800 a 1.600 euro. Ma io non sono aggrappato ai contratti e allora ritengo doveroso dare le mie dimissioni». Il mese scorso, poi, in consiglio comunale, ha attaccato a muso duro anche il ministro dei Trasporti Toninelli per il sì al Passante di Bologna: «Si può morire (politicamente) in vari modi, io ho deciso di morire così — disse rivolto ai suoi concittadini —. Quando partiranno i cantieri e quando fra 5 anni sarete di nuovo in coda come oggi, ma con molti più malati di tumore, non venite a cercare me e non venite a cercare il gruppo M5S di Bologna». Ora Bugani dice di essere pronto a dire addio anche all’associazione Rousseau ed esclude di candidarsi alle prossime elezioni regionali in Emilia-romagna.
E sul suo profilo FB cita l’al Pacino di «Ogni maledetta domenica»: in ogni scontro è chi è disposto a morire che guadagnerà un centimetro