Corriere della Sera

Le elezioni anticipate che non vuole nessuno

- Antonio Polito

Anzi, il gioco è stato anche più sottile. Proprio il fatto che esista ormai in Parlamento una «terza forza» disposta a salvare il governo in caso di bisogno (ieri è anche venuta allo scoperto la pattuglia dei «totiani»), ha consentito ai dissidenti «fichiani» dei Cinquestel­le di fare il bel gesto anti-salvini senza però rischiare la crisi. Vi sembra bizantino? Lo è. Ma questa è oramai la situazione parlamenta­re: il governo esiste non perché ci sia una coesa maggioranz­a politica che lo sostenga, ma perché non c’è una maggioranz­a in grado di buttarlo giù. Anche se potesse, nell’opposizion­e praticamen­te nessuno ha davvero voglia o interesse a provocare una crisi e le elezioni anticipate. Così il gabinetto Conte viaggia sul vuoto, come un treno senza rotaie a levitazion­e magnetica (anche sulla Tav, nel voto di domani sulle mozioni, andrà così). D’altra parte un governo, per quanto diviso e indebolito, non può cadere sui provvedime­nti più popolari. E le norme sulla sicurezza, nonostante le contestazi­oni, sono tra questi. Al punto che da una bocciatura sarebbe stato proprio Salvini a trarre i maggiori vantaggi: ci avrebbe potuto imbastire la più convenient­e delle campagne elettorali. E infatti Fratelli d’italia e Forza Italia hanno dichiarato che non erano contro il decreto, e l’avrebbero anzi voluto più «duro» o più incisivo. Dal che si deduce che, almeno per quando riguarda migranti e sicurezza, la vera linea di divisione in Parlamento passa ancora tra destra e sinistra. Così Salvini ha due maggioranz­e: quella del «cambiament­o», sempre più precaria, e quella di centrodest­ra, sempre ben disposta.

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