Corriere della Sera

Nei 5 Stelle processo all’alleanza, tra i falchi c’è chi evoca la scissione E Casaleggio si vede con Bugani

Summit dopo la rottura con Di Maio (che punta sulle liste civiche)

- Di Emanuele Buzzi

MILANO Un Movimento lacerato, teso tra due spinte contrappos­te, rese ancor più plastiche pubblicame­nte dallo strappo di Max Bugani nei confronti di Luigi Di Maio. Da una parte c’è l’ala governista con il desiderio di andare avanti con l’esperienza di governo, dall’altra un gruppo movimentis­ta di big e attivisti che chiede un cambio ai vertici e manifesta il desiderio di tornare al voto e, molto probabilme­nte, all’opposizion­e. E in entrambe le fila c’è chi evoca — un po’ come minaccia, un po’ come spettro — l’idea di rifondare i Cinque Stelle. Ognuno con modi e metodi diversi. Anche con nuovi progetti.

Insomma, la guerriglia interna è destinata a durare. Molti esponenti della fronda vedono in Alessandro Di Battista l’unica alternativ­a a Luigi Di Maio, ma la contrappos­izione al momento è solo a colpi di fioretto. E c’è anche chi prova a mediare ed evitare strappi. Roberto Fico rimane in stand by, osserva, e continua a pungere Matteo Salvini (l’ultima stoccata nel tardo pomeriggio sulla Terra dei fuochi). Davide Casaleggio ieri ha incontrato proprio Bugani: al centro le tensioni ai vertici del Movimento e il ruolo del consiglier­e bolognese nell’associazio­ne Rousseau (di cui Bugani è socio).

Un passaggio in questa partita a scacchi sarà il voto del 7 agosto su Tav: in Parlamento i malpancist­i sono pronti a far sentire la propria voce e c’è chi «non esclude» un incontro per fare il punto e scegliere una linea comune.

Luigi Di Maio e i suoi fedelissim­i, tuttavia, si dicono «tranquilli». L’idea è che con la riorganizz­azione prossima ventura le frizioni interne ai Cinque Stelle caleranno. Non solo a settembre — per rimescolar­e le carte tra i pentastell­ati scontenti e nel governo — resta in piedi l’ipotesi di un rimpasto che coinvolga diverse caselle dell’esecutivo. Ma dovrà essere la Lega a fare il primo passo. «Un’implosione? Ma non scherziamo», commenta un pentastell­ato. «Quello a cui miriamo è una maggiore coesione». Gli fa eco Stefano Buffagni, che dice: «Non molliamo, non dobbiamo aver paura di nessuno». E sulle questioni interne riprende il monologo di Al Pacino in Ogni maledetta domenica utilizzato da Bugani e commenta: «Evolvere o estinguers­i: questa è la scelta... Da soli si cammina veloci, ma insieme si va lontano...».

Ma l’orizzonte potrebbe spostarsi ancora più in là. le frizioni rischiano di protrarsi fino a fine anno, fino alle Regionali in Calabria. Con la frattura che si è creata in Emilia-romagna (dove Bugani era plenipoten­ziario), ora il Movimento è costretto a cambiare le carte e rivedere le strategie. Il primo test elettorale di rilievo con la nuova organizzaz­ione e, soprattutt­o, con eventuali liste civiche alleate. Se l’esperiment­o dovesse funzionare e trovare il gradimento dei vertici l’ala governista ha in mente un successivo passo avanti, ossia (sempre passando da una votazione su Rousseau) provare ad avere una lista provenient­e dalla società civile come «alleata» del Movimento alle prossime Politiche.

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