L’istat vede più fiducia in famiglie e imprese
Ieri l'istat ha fatto il punto sulle prospettive dell’economia italiana nella seconda metà dell’anno. Le antenne dell’istituto di statistica intercettano un cambiamento di clima. Finalmente in meglio. «A luglio, la fiducia dei consumatori ha registrato un marcato aumento», dice la nota mensile. E ancora: l’«indicatore anticipatore» che cerca di cogliere i cambiamenti dell’economia ha interrotto la tendenza al ribasso in atto dalla fine dell’anno scorso e ha ripreso a salire. Certo, la crescita non si fa con le previsioni. Perché torni il segno più davanti ai dati del Pil è necessario che questi indicatori si traducano in ordini e fatturato. Inoltre una importante categoria di imprese non riesce ancora a vedere rosa. Parliamo delle attività manifatturiere: l’indice di fiducia del settore non migliora. Detto questo, il segnale positivo di cui parla l’inps fa sperare nel recupero in zona Cesarini di un 2019 a scartamento ridotto. Ci contano le imprese, per ovvi motivi. Ma anche il sindacato. In particolare le rappresentanze delle categorie con i contratti nazionali da rinnovare. Se la crescita non riparte tutti — dai metalmeccanici ai sindacati dell’alimentare — sanno bene che le trattative saranno in salita. Il pressing «della base» dei lavoratori dopo oltre 10 anni di crisi praticamente ininterrotta ha portato a elaborare piattaforme ambiziose. Basti pensare ai 153 euro lordi richiesti dai metalmeccanici più 50 di welfare. Ma se l’economia non riparte sarà davvero difficile convincere le controparti. Per questo il sindacato ha già messo a punto un «piano B»: coinvolgere nei negoziati indirettamente anche il governo, chiedendo una defiscalizzazione degli aumenti dati con i rinnovi dei contratti. Il M5S sembra già su questa lunghezza d’onda. Nella Lega invece non mancano le perplessità. C’è da scommettere che anche su questo nell’incontro di oggi i sindacati e il vicepremier Matteo Salvini si prenderanno le misure.