Moto d’acqua, interviene Gabrielli
Il capo della polizia: verificherò se è stato limitato il diritto di cronaca. Salvini: non vedo rischi per la stampa
d Se ci sono indagini, aspettiamo Tanti altri bimbi vanno sui mezzi della polizia, i pm aprano un dossier... Matteo Salvini
«La vicenda dell’acquascooter, onestamente, mi sembra un po’ amplificata. Vi potrei portare decine di immagini di nostri mezzi che vengono utilizzati anche da ragazzini. Mi preoccupa di più, e ho chiesto un approfondimento, quando c’è una limitazione al diritto di cronaca».
Il capo della polizia, Franco Gabrielli, ridimensiona la polemica sul giro con un agente a bordo della moto d’acqua di servizio, compiuto il primo agosto dal figlio sedicenne del ministro dell’interno, Matteo Salvini. Ma non quella sulle pressioni subite dal videomaker Valerio Lo Muzio per evitare le riprese, poi pubblicate da Repubblica.it «Se ci sono state minacce o atteggiamenti fuori dall’azione ordinaria ci sono anche profili penali», ha detto Gabrielli.
«Non vedo rischi per la libertà di stampa in Italia, onestamente» ha replicato in tempo reale il vicepremier, sollecitato dai cronisti all’inaugurazione del nuovo hub della stazione di Rogoredo a Milano, dove era presente anche Gabrielli. «Se ci sono delle indagini aspettiamole — ha aggiunto — ma sono più preoccupato se si usano i bambini per fare polemica politica. Da giornalista, prima di tirare in ballo un minore ci penserei tre volte». Infine, la chiosa no priva di polemica: «Tanti altri bambini salgono sulle moto della polizia, dei vigili del fuoco e dei carabinieri. Aprite un dossier in Procura».
Ieri intanto è stato ascoltato dalla Digos di Ravenna il reporter che ha riferito cosa è accaduto sulla spiaggia di Milano Marittima, dove il vicepremier è in vacanza con il figlio. «Ero lì per lavoro, aspettavo l’occasione per porre domande a Salvini. Ma vedendo un ragazzo in costume salire a bordo della moto della polizia, ho cominciato a riprendere», spiega Lo Muzio. «Due uomini, a torso nudo, mi hanno chiesto di non riprendere il mezzo della polizia. Anche dicendo: “Se non spegni la telecamera te la leviamo”. E quando ho chiarito un’incongruenza tra documento e tesserino sulla mia residenza, mi hanno detto: “Adesso sappiamo dove abiti”». Alla Digos il videomaker ha parlato anche degli altri due presunti agenti che hanno ostacolato le riprese: «Alla mia richiesta di qualificarsi uno ha risposto: “Se vieni con me ti faccio vedere chi sono”. Forse non era un’intimidazione, ma nemmeno un invito a cena», dice. Non ha sporto querela. «C’è tempo. Sto valutando», precisa e invita i colleghi a fare le domande sull’accaduto. I poliziotti coinvolti sono già stati identificati, ma l’inchiesta non è ancora chiusa.
«Gabrielli chiede un approfondimento? Basta guardare il video», dice il presidente della Fnsi Beppe Giulietti.