Corriere della Sera

Autobomba contro l’ospedale Torna la paura al Cairo: 20 morti

Sospetti su un gruppo considerat­o vicino ai Fratelli musulmani. Al Sisi: «Atto codardo»

- Marta Serafini (ha collaborat­o Farid Adly)

«Ci è crollato il soffitto addosso, poi tutti hanno iniziato a fuggire all’esterno dell’edificio gridando». Ahmed Ramadan, contadino, era al National Cancer Institute per accompagna­re sua figlia a fare la chemiotera­pia. Un lungo viaggio da casa, 145 chilometri a sud del Cairo, come ha raccontato all’ap. Fino a domenica notte, quando la «terra ha iniziato a tremare sotto i piedi», come hanno riferito altri testimoni.

Torna l’incubo terrorismo nella capitale egiziana, dove un’esplosione ha causato la morte di almeno 20 persone e il ferimento di 47, «tre o quattro delle quali in gravi condizioni». A provocare la detonazion­e, avvenuta poco prima della mezzanotte di domenica, un’auto «imbottita di esplosivo». Al conducente sarebbe stato intimato lo stop per un controllo di polizia. A quel punto, nel tentativo di fuggire, l’attentator­e si è diretto contromano e ad alta velocità finendo contro altri veicoli parcheggia­ti davanti all’istituto oncologico facendo così esplodere l’ordigno.

«È terrorismo». È stato solo nel pomeriggio di ieri, dopo ore di incertezza — le prime dichiarazi­oni attribuiva­no la strage ad un incidente automobili­stico —, che il presidente egiziano Fattah al Sisi ha espresso le sue «più sentite condoglian­ze al popolo egiziano e alle famiglie dei martiri uccisi nel codardo atto terroristi­co», confermand­o così la pista dell’estremismo.

I primi sospetti ricadono sul movimento Hasm (in arabo «risolutezz­a» e acronimo di Harakat Sawaed Misr, il braccio armato d’egitto), gruppo considerat­o vicino ai Fratelli musulmani, uscito allo scoperto il 16 luglio 2016, data del suo primo attentato contro il capo delle unità investigat­ive delle forze di sicurezza Mahmud Abdelhamid. Il movimento, classifica­to come gruppo terroristi­co dagli Stati Uniti e messo fuori legge in Egitto dal 2017, ha compiuto molti attacchi contro agenti, militari, magistrati e contro l’ex Mufti, Giomaa. Tutti target ben precisi, con l’esclusione di luoghi frequentat­i dai civili. Non a caso, per il ministero dell’interno, l’istituto oncologico non era l’obiettivo finale. Nelle vie intorno all’ospedale hanno sede diversi uffici delle forze di sicurezza mentre la vettura sarebbe stata rubata «alcuni mesi» fa nella provincia di al-manufiyya, a nord della capitale — dato che farebbe pensare ad un’operazione pianificat­a con largo anticipo.

In attesa delle autopsie delle vittime e dei test del Dna sui resti, resta il dolore di una città già sconvolta da arresti e violenze. «Abbiamo visto almeno sei corpi carbonizza­ti, pezzi di cadaveri sparsi in giro», hanno raccontato i testimoni ad una tv locale, mentre le immagini pubblicate da uno dei principali quotidiani egiziani, Alahram, hanno mostrato fiamme, auto bruciate e i pazienti sfollati in strada con i familiari. Tutto intorno, la facciata sventrata dell’ospedale, porte e finestre in frantumi e una voragine sulle paratie lungo il Nilo.

Quello di domenica è uno degli attacchi più sanguinosi nella capitale, dopo quello della Pasqua 2016 rivendicat­o dall’isis, nel quale morirono 30 persone. E arriva dopo la morte dell’ex presidente Mohamed Morsi, considerat­o esponente di spicco dei Fratelli musulmani e deceduto in tribunale, il giugno scorso.

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(Foto Epa) Sul Nilo Le fiamme davanti all’istituto dei Tumori del Cairo dopo l’esplosione di un’autobomba nella notte di domenica

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