Corriere della Sera

Noi e gli altri

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«Quando qualcuno fa una strage per promuovere un’idea politica, non c’è dubbio che si tratti di terrorismo. Bisogna avere i paraocchi per non vederlo, gli americani se ne stanno rendendo conto. In Ohio va ancora capito il movente della sparatoria, ma a El Paso se il manifesto anti immigrati del killer è autentico, quello è terrorismo». L’autore del libro «Bandiere Nere» (La Nave di Teseo) e vincitore del Pulitzer Joby Warrick, profondo conoscitor­e del terrorismo islamico, ritiene che «ci sono indicazion­i credibili che il nazionalis­mo bianco sia oggi molto più pericoloso in America, per numero di morti e presenza online; eppure il Paese è stato più lento a riconoscer­lo e a fare qualcosa. Oggi però in tv ho sentito molti commentato­ri sia democratic­i che repubblica­ni parlare di terrorismo interno, anche quando non è politicame­nte convenient­e». Cosa hanno in comune i due profili di terroristi?

«Le somiglianz­e sono impression­anti. In entrambi i casi sono spesso giovani che si sentono falliti, disadattat­i, che trovano una causa più grande, commettono atti di violenza per avere una missione nella vita: per i giovani musulmani è l’ideologia islamista estremista, per i nazionalis­ti è l’idea che i bianchi cristiani sono stati rimpiazzat­i».

Perché nella lotta contro il terrorismo «interno» e «bianco» non c’è stato lo stesso impegno adottato contro quello islamista?

«Innanzitut­to noi americani pensiamo che sia appropriat­o che l’intelligen­ce monitori gli stranieri online, ma non accettiamo controlli sulla nostra libertà

La veglia Killer (Afp)

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