Corriere della Sera

Cambiata la Costituzio­ne e cancellati 70 anni di storia. Khan: situazione esplosiva

- PAKISTAN INDIA CINA Alessandra Muglia

Islamabad Kashmir Gilgit

In pochi minuti l’india ha cancellato oltre 70 anni di storia. Nel 1947, dopo la tragica «partizione» dell’antica colonia britannica in due Stati — l’india a maggioranz­a induista e il Pakistan musulmano — una parte della regione himalayana del Kashmir, a maggioranz­a islamica, aveva accettato di rientrare nell’orbita di New Delhi a patto di ottenere uno statuto speciale. Un’altra parte ricadeva sotto l’amministra­zione pachistana, secondo l’accordo strappato dall’onu ai due giganti asiatici che rivendicav­ano, come oggi, ciascuno l’intera regione. Ieri il ministro degli Interni Amit Shah ha presentato in Parlamento un decreto che cancella l’articolo 370 della Costituzio­ne, quello che riconosce più autonomia all’unica regione indiana a maggioranz­a musulmana: la possibilit­à di legiferare per conto proprio, una bandiera Skardu Srinagad Amritsar Kashmir Kashmir Leh separata, un’indipenden­za di governo (tranne che in politica estera e difesa). Soprattutt­o, vietava ai non residenti di acquistare case o terreni, di lavorare per il governo e concorrere per borse di studio.

Misure prese all’epoca per proteggere il carattere speciale di questo stato. Misure ora cancellate — ha spiegato il governo — per favorire l’integrazio­ne in una regione che è rimasta instabile e facilmente Il primo premier indiano Jawaharlal Nehru e Hari Singh, il maraja del Jammu and Kashmir nell’ottobre del 1947 infiammabi­le, come dimostrano le 4 guerre del passato e il perdurante conflitto a bassa intensità. Un provvedime­nto, che porta la firma del presidente, utile per indebolire la popolazion­e islamica e promuovere l’agenda di uno Stato induista cara al premier Modi, attaccano invece oppositori e osservator­i. «Oggi il Bjp ha ucciso la Costituzio­ne indiana» tuona Ghulam Nabi Azad, leader del partito del Congresso.

Di sicuro, una «missione compiuta» per il premier Modi che con il suo partito nazionalis­ta indù aveva fatto della «liberazion­e» del Kashmir un cavallo di battaglia dell’ ultima vittoriosa campagna elettorale. A poche settimane dal voto, gli ha giovato parecchio la reazione muscolare avuta verso l’arcinemico Pakistan, che ha fatto temere un’escalation del conflitto tra le due potenze nucleari. Scoppia la prima guerra del Kashmir, quando il maraja dello stato principesc­o del Kashmir e Jammu fu messo sotto pressione per aderire a uno dei due nuovi Stati, Pakistan o India L’’esercito pachistano varca la linea del cessate il fuoco per cercare di conquistar­e le regioni a maggioranz­a musulmana di Jammu e Kashmir

Anche questa volta il Pakistan venne battuto, perdendo le province orientali che da allora costituisc­ono il Bangladesh Truppe pachistane e ribelli del Kashmir occupano il distretto di Kargil guidati da Pervez Musharraf

Ora la tensione è di nuovo alle stelle. Il ministro degli Esteri Shah Mahmood Qureshi ha condannato la mossa di New Delhi come «illegale»: «Nessun passo unilateral­e del governo indiano può cambiare lo status, la popolazion­e della regione non accetterà mai un tale cambiament­o. Il Pakistan farà tutto ciò che è in suo potere per contrastar­e i passaggi illegali» avverte. Il premier pachistano Imran Khan ammonisce che la situazione «potrebbe esplodere in una crisi regionale».

Proteste anti India si sono tenute ieri a Islamabad e Karachi. La regione si infiammerà, prevedono i leader locali del Kashmir indiano. Ieri tre di loro sono stati messi ai domiciliar­i e la regione è stata isolata, con Internet e linee telefonich­e fuori servizio.

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Sul sito del «Corriere della Sera» le notizie, le reazioni e le gallery fotografic­he sulla nuova crisi India-pakistan Su Corriere.it

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