Luglio da record, il mese più caldo mai registrato
Un luglio così caldo non c’era mai stato: +1,2 gradi sopra la media del periodo pre-industriale. Poiché luglio è il mese più caldo dell’anno, si può affermare che il mese appena trascorso è stato il più caldo in assoluto sul pianeta da quando esistono misurazioni accurate. Se ne erano resi conto tutti in Europa occidentale, dove in diversi Paesi sono stati abbattuti i record di temperature massime che duravano da 75 anni. Ora c’è la conferma del Copernicus Climate Change Service (C3S), il programma Ue per le previsioni meteo a medio termine.
Luglio 2019 ha superato di 0,04 gradi anche le temperature medie dello stesso mese del 2016 che costituivano il precedente Previsioni ● Al Nord da oggi a giovedì instabilità con temporali anche forti, avvertono gli esperti di 3bmeteo
● Il Sud sarà interessato da un’ondata di caldo con picchi fino a 40 gradi nelle zone interne. Bel tempo in tutta Italia nel fine settimana primato e che furono spinte all’insù dalla presenza di El Niño, il fenomeno climatico che riscalda le acque del Pacifico ma che influenza il clima di mezzo mondo. Luglio 2019 ha surclassato di oltre mezzo grado anche la media del periodo di riferimento (1981-2010) che viene adottata in questo tipo di statistiche.
Tra i climatologi la sensazione è che il record appena stabilito sarà superato di slancio tra non molto tempo. «Le continue emissioni di gas serra e il conseguente impatto sulle temperature globali porteranno in futuro a record mai visti prima», ha chiarito Jean-noël Thépaut, a capo di C3S. A giugno il contenuto di CO2 nell’atmosfera ha raggiunto il limite Media 1850-1900 di 414 ppm (parti per milione), un livello che non è mai stato toccato da almeno tre milioni di anni in base alle comparazioni eseguite nei ghiacci polari e nei sedimenti marini.
L’effetto dell’innalzamento delle temperature sui ghiacciai è devastante. Si sono viste le immagini di fiumi impetuosi scendere dalla calotta glaciale della Groenlandia riversando in mare a luglio 197 miliardi di tonnellate di acqua. Ma anche sulle Alpi i ghiacciai si stanno ritirando a un passo superiore rispetto a quello previsto solo pochi anni fa dai ricercatori. «I ghiacciai alpini si stanno ritirando a una velocità senza precedenti in migliaia di anni», conferma Renato Colucci, glaciologo del Cnr. «Sotto i 3.500 metri sono destinati a sparire nel giro di 20-30 anni». Ma sono le zone artiche e polari quelle che stanno subendo le maggiori conseguenze. Nei giorni scorsi grandi incendi sono scoppiati in Siberia, Alaska e Nord del Canada: proprio le aree dove si sono registrati gli aumenti più elevati di temperatura rispetto alla media.
@Pvirtus