Corriere della Sera

Petrarca e la fonte per placare l’ardore giovanile

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Èla fine dell’estate 1337. Francesco Petrarca ha superato i trent’anni e non riuscendo più a sopportare la vita caotica di Avignone, dove è al servizio del cardinale Colonna e della sua famiglia, raggiunge una piccola valle, che già conosceva, a quindici miglia dalla città: Valchiusa.

È lì che scorrono le «chiare, fresche e dolci acque» della Sorgue. Ed è lì che comincia la vita nuova del poeta, con la libertà di vagabondar­e per i

campi e per i boschi, di riflettere, di scrivere, di apprezzare la solitudine. A Fontaine-de-vaucluse, Petrarca acquista una piccola casa situata sulla riva sinistra del fiume, affluente del Rodano, e addossata alla roccia: la proprietà ha due giardini, uno dei quali esposto alle tempeste e alle inondazion­i. Nel suo paradiso provenzale Petrarca spera di «lenire tra la frescura di quelle ombre l’ardore giovanile»: quale ardore? Poeta Francesco Petrarca, precursore dell’umanesi -mo, nel 1337 si recò a Valchiusa

Quello che lo bruciò per molti anni e che coincide con il nome di Laura: naturalmen­te il proposito non si realizzò e il tormento di Petrarca sarebbe durato ben oltre la morte dell’amata, avvenuta il 6 aprile 1348: «Tennemi amor anni ventuno ardendo», scriverà. In quello stesso anno, 1337, a sua insaputa nacque il primo figlio del poeta, Giovanni, che sarebbe morto di peste a Milano nel ’61. Quanto alla Vaucluse, «non c’è luogo su tutta la terra che più caro mi sia», annotò in una lettera all’amico Philippe de Cabassole, vescovo di Cavaillon, «a Valchiusa desidero, vecchio, condurre i miei ultimi giorni e, con la tua guida, a Valchiusa voglio morire». Oggi, nella piazza del paese di Fontainede-vaucluse, si trova un ristorante dedicato a Francesco e Laura, dove si mangiano le trote della Sorgue.

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