Corriere della Sera

L’IDENTITÀ EUROPEA RESISTE

- di Giovanni Pitruzzell­a

Ivalori che si riassumono nella formula «Stato di diritto» sono sempre di più al centro dell’azione delle istituzion­i europee. Pensiamo a tre fatti recenti: la Corte di giustizia dell’unione europea ha ritenuto in contrasto con il diritto dell’unione una legge polacca che, prevedendo il pensioname­nto anticipato di numerosi giudici e rimettendo al potere insindacab­ile del presidente della Repubblica la decisione se mantenere alcuni di essi in servizio, di fatto compromett­eva l’indipenden­za del potere giudiziari­o; la nuova presidente della Commission­e europea si è impegnata a realizzare forme efficaci di tutela dello Stato di diritto, per esempio negando l’accesso ai fondi europei a quei Paesi che lo mettono a rischio; il nuovo Parlamento europeo ha confermato il parere favorevole alla nomina al vertice della Procura europea di Laura Kövesi, una magistrata romena simbolo di imparziali­tà nel contrastar­e gli abusi del potere politico. Questi fatti si ricollegan­o

a tendenze più di fondo dell’integrazio­ne europea, come il rilievo assunto dalla Carta dei diritti fondamenta­li nella giurisprud­enza dei giudici europei ed il riconoscim­ento dell’indipenden­za del potere giudiziari­o in ciascuno Stato come principio fondamenta­le dell’ordinament­o dell’unione.

Stato di diritto, Rule of law, Staatsrech­t, sono concetti che hanno caratteriz­zato la storia dei nostri Stati fornendo i tratti di un’identità comune che ha concorso a definire l’europa, distinguen­dola rispetto ad altri spazi geopolitic­i. In tutti i 28 Stati membri i cittadini sono titolari di diritti che possono fare valere anche nei confronti dei poteri pubblici, a garanzia di questi diritti possono contare su giudici indipenden­ti, il potere politico non è onnipotent­e, ma deve obbedire alla legge e rispettare i loro diritti.

Tutto ciò non è scontato, può essere minacciato e anche perduto. L’unione europea ha, tra l’altro, il compito di garantire questo patrimonio costituzio­nale. Non solo perché questo compito è scritto nei Trattati, ma perché nei fatti le istituzion­i europee si sono date carico della salvaguard­ia dei valori dello Stato di diritto, anche quando il governo di uno Stato li ha momentanea­mente minacciati, come dimostra il recente caso polacco.

L’«europa è in crisi» è il mantra che ha accompagna­to le opinioni pubbliche negli ultimi anni. Certamente non mancano le critiche nei confronti di alcune delle sue politiche, eppure le recenti elezioni del Parlamento europeo hanno dimostrato che l’unione è ancora vitale e che riesce a mantenere un buon livello di consenso in numerosi Paesi. C’è una specie di contraddiz­ione tra l’insufficie­nza di molte politiche europee e l’attaccamen­to che, pur in un contesto comunicati­vo dominato dalle critiche all’europa, la maggioranz­a dei cittadini ancora mantiene con l’unione. Per spiegare questo dato, si può avanzare la seguente ipotesi: c’è una casa comune europea di cui i cittadini degli Stati sentono, bene o male, di far parte, anche quando sono insoddisfa­tti nei confronti di specifici interventi dell’unione. Insomma, esiste un’identità europea che va ben oltre le singole politiche, la quale è fatta di valori condivisi e affonda la sua radice nelle tradizioni costituzio­nali comuni ai popoli europei. Identità nazionali e identità europea possono così coesistere e nutrirsi a vicenda, come dimostra non solo la già rilevata centralità dello Stato di diritto, ma tanti altri aspetti, come, per esempio, quell’«economia sociale di mercato» che differenzi­a l’esperienza europea da quella di altri grandi spazi politici e economici, dominati o dal fondamenta­lismo di mercato (gli Usa) o dal capitalism­o di Stato (la Cina). Per superare i venti di crisi che ancora soffiano forti in Europa è necessario mettere in cantiere politiche adeguate alle sfide attuali, ma anche ricordare quei valori comuni che delineano una specifica identità europea.

Per superare i venti di crisi sono necessarie politiche adeguate, ma occorre anche ricordare i valori comuni

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