SORPRESA, LE PAROLACCE AIUTANO A FARE CARRIERA
Il turpiloquio serve alla carriera? O aver fatto carriera permette di dire impunemente parolacce? Dilemma interessante, se anche il Financial Times si interroga sull’importanza di essere scurrili (specie sul posto di lavoro). Suona sorprendente: molte ricerche sociologiche indicano che chi si esprime «come un cavallante» (una volta si diceva così) può risultare «più onesto, credibile e persuasivo» di chi si esprime educatamente. Davvero? Prima di concentrarsi sul mondo degli affari, L’FT fa riferimento all’ascesa di Boris Johnson, il neo primo ministro britannico che non si fa problemi a definire proprio quel mondo (che teme gli effetti della Brexit) con un’espressione poco elegante: fucking business. D’altra parte, da Trump all’ungheria passando per l’italia, i politici che usano termini volgari e magari offensivi sono perdonati se non esaltati, perché dicono «pane al pane e vino al vino». Una ricerca della Stanford University evidenzia come «l’improperio» sia giudicato sintomo di genuina onestà. E la politica non è l’unico campo in cui «la prevalenza della parolaccia» sembra funzionare: una delle espressioni colorite di Jamie Dimon di JP Morgan Chase, il capo più longevo nella storia delle grandi banche d’affari, è stupid shit, dove il riferimento scatologico viene usato pubblicamente con varie sfumature e vari bersagli, dai politici agli avvocati. In Gran Bretagna sembra dimostrato che la gente dice parolacce in media 14 volte al giorno. Una ricerca negli Usa indica che nel mondo corporate il linguaggio scurrile è in aumento, specie tra i millennial. Più che parlare come un (bistrattato) cavallante, dovremmo dire: parlare come un banchiere?