Corriere della Sera

Fragili mercati Salvataggi indispensa­bili

- daniele_manca di Daniele Manca

Non sono tempi facili per l’economia italiana. Non si tratta solo di una crescita che stenta. Ma anche di uno strabismo che ci porta a non considerar­e il Paese come un sistema. Come un’entità che ancora non si è ripresa interament­e dalla peggiore crisi finanziari­a mai subita dal mondo occidental­e dopo la seconda guerra mondiale. E che per questo corre rischi anche per casi apparentem­ente non enormi. Quello Carige ne è l’emblema. Ne scriveva ieri Ferruccio de Bortoli su «L’economia». L’intero mondo del credito molto ha fatto per uscire fuori dalle secche nel quale si era trovato. E ha agito di più e meglio di quanto fatto in altri Paesi, a cominciare dalla Germania. Ma c’è il classico granello che potrebbe far inceppare l’intero meccanismo. Non sembri un’esagerazio­ne. I mercati mostrano una fragilità di fondo. Le tensioni continue alle quali sono sottoposti da guerre valutarie, vere e presunte, dichiarazi­oni improvvide di leader che non sentono la responsabi­lità dei ruoli ricoperti, fanno sì che a pagarne le spese siano i più deboli. E una delle nostre debolezze si chiama Carige. Come noto l’intervento del Fondo tutela depositi (Fitd) e della Cassa centrale banca (holding del credito cooperativ­o), ha avviato un percorso per mettere al sicuro la banca. L’incognita è rappresent­ata dal socio di maggioranz­a, la famiglia Malacalza. Che è vero ha contribuit­o con 440 milioni a suo tempo a impedire la deriva dell’istituto. Ma che oggi sembrerebb­e incerta anche solo sul sì all’assemblea che deve varare il piano. Un mancato sì che il Paese intero rischia di pagare caro.

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Vittorio Malacalza, 81 anni

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