Sironi e il mito Montalbano: addio al regista della serie cult
Zingaretti: in poco tempo è la seconda volta che piango uno di famiglia
Insieme Nel salutare il suo amico, Zingaretti ha ribadito che «in poco tempo è la seconda volta che piango un complice di questa avventura che ci accomuna da tanto tempo. È penoso, è duro».
Quindi, gli ha riconosciuto «tanta parte del successo dei nostri film. L’ho sempre urlato. Non te lo hanno detto abbastanza, non te lo hanno riconosciuto abbastanza. Ma lo sapevano tutti». Sironi aveva scoperto di recente di essere malato, ma questa consapevolezza non gli aveva impedito di mettersi dietro la macchina da presa dei nuovi tre episodi della serie. Quando le sue condizioni erano peggiorate, era stato proprio Zingaretti a prendere in mano la regia, nel periodo finale delle riprese, terminate il 26 luglio.
Mai come quest’anno, la sensazione ● Nel 1999 «Il commissario Montalbano» è diventato una serie tv: le tre stagioni iniziali sono andate in onda su Rai 2, poi su Rai 1. Alla regia, da subito, Sironi è di un ciclo che si chiude. Sironi era di Busto Arsizio, ma molto legato alla Sicilia. Aveva iniziato la sua carriera in Rai, firmando diversi reportage prima di arrivare alla fiction, nel 1978, quando aveva curato la regia di due telefilm tratti dai racconti Il centodelitti di Giorgio Scerbanenco. Nel 1995 aveva firmato Il grande Fausto, miniserie su Coppi, ma è stato Montalbano a cambiare ogni cosa.
Sironi era stato scelto da subito per guidare la trasposizione dei romanzi sul piccolo schermo. Il successo era enorme ma Sironi si accontentava della popolarità tra gli addetti. Una volta sola si era regalato un cameo, nell’episodio omaggio a Marcello Perracchio, compianto interprete del dottor Pasquano: il regista entrava in scena con un vassoio di cannoli, i preferiti del medico legale.
Ad aprile era tornato sul set per girare i tre episodi della 14ª stagione, in onda nel 2020. Fino a quando aveva potuto, era rimasto dietro la macchina da presa. Poi l’aveva affidata al suo commissario.