Corriere della Sera

L’ultima bicicletta­ta con papà

La figlia Norma: «Era dolce, il bosco era il suo mondo»

- di Norma Gimondi Bonarrigo

Caro papà, da bambina, quando partivi per il Giro d’italia, la mamma faceva scrivere a me e Federica una letterina per farti compagnia la sera, di rientro dalla tappa. Era un modo per dirti che noi eravamo con te. Tu che hai lottato fin dall’inizio, partendo a 22 anni da Sedrina e arrivando in giallo a Parigi. Ora riposa, papà: questa tappa è finita.

Una lettera al padre. Per dirgli quello che non gli aveva mai detto: per tutti Felice Gimondi era un fuoriclass­e, per lei un padre fantastico. «Ho trovato la forza per scrivergli una lettera qui, nella camera mortuaria dell’ospedale di Taormina. E l’ho consegnata al Corriere. Papà era terrorizza­to dall’idea di perdere l’indipenden­za. È morto come avrebbe voluto: in un soffio, senza soffrire. Lui era di poche parole, come me». Norma Gimondi, primogenit­a di Felice, sta accompagna­ndo papà nell’ultima corsa: dalla Sicilia dove il campione bergamasco si è spento venerdì, nella sua Paladina dove verranno celebrati i funerali. Norma è ciclista, organizzat­rice, procuratri­ce, candidata alla presidenza della federazion­e.

«Gimondi — racconta — era un padre severo. Sulla scuola non transigeva. Quando mi iscrissi a Giurisprud­enza alla Cattolica di Milano mi chiese di essere degna della facoltà. Da atleta io mi sono ritirato solo quando stavo malissimo, spiegava. Credo di aver ricambiato le sue aspettativ­e, anche se lui non me l’ha mai detto». Come tutti i corridori, Gimondi era un nomade. «Ma quand’era a casa — spiega la figlia — non ci mollava mai. Non il padre che fa i compiti con i figli ma il padre che ti porta nei boschi e in montagna a camminare per ore per spiegare la natura. Il bosco era il suo mondo e in quei momenti veniva fuori la sua dolcezza infinita».

Di Gimondi il presidente Mattarella ha ricordato il «grande valore nel comportame­nto sportivo e umano». «Per lui — spiega Norma Gimondi — la dignità contava più dei successi. I suoi secondi posti dietro a Merckx non erano una delusione. Aveva fame di vittorie ma una logica semplice: se hai dato il massimo non recriminar­e. Era la sua filosofia di vita. Non avendo figli maschi, portava me a fare i lavori in campagna. Costruivam­o un muretto, sembrava perfetto. Lo buttava giù e lo rifaceva quattro volte: non aveva dato il massimo».

A 75 anni Felice aveva dovuto rinunciare alla bici. «È stato — spiega la figlia — un momento brutto. Gli infarti ne limitavano le pedalate e sugli sterrati dell’eroica era caduto male e si era rotto una vertebra, perdendo il senso dell’equilibrio. Non pedalare gli pesava enormement­e: lo trovavo in garage a guardare le bici. E se venissi con te per 20 chilometri, mi chiedeva?».

L’ultima pedalata con la figlia la scorsa primavera, sulle strade della Liguria dove Felice da corridore si allenava l’inverno: «Diano Marina, Andora, i Capi — racconta Norma — dove lui ormai faticava tanto ma non mollava. Tiravo io e per la prima volta in vita mia avevo Gimondi a ruota. Mi vengono i brividi». Nel 2017 papà Felice fu al fianco della figlia quando lei si candidò alla presidenza di Federcicli­smo: sarebbe stata la prima donna dello sport italiano. Norma venne trattata con diffidenza dal Congresso e sconfitta pesantemen­te. «All’inizio — spiega — papà era preoccupat­o per me. Diceva che ero come lui, inadatta alla politica. Per noi il bianco è bianco e il nero è nero: la politica è grigia e noi quel colore non lo vediamo, mi confidava. Assorbita la delusione, mi disse che era orgoglioso di ciò che avevo combinato». Ci riproverà? Sarà una Gimondi il primo presidente donna in Italia? «Papà — conclude — mi ha insegnato che a lottare per quello in cui si crede. Lo farò fino alla fine».

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Da un anno non poteva più andare in bicicletta. Era caduto e aveva problemi d’equilibrio. E’ stato il periodo più brutto della sua vita

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 ??  ?? Norma Gimondi, 48 anni, pedala col padre Felice all’eroica, celebre pedalata cicloturis­tica toscana su strade sterrate.
Norma Gimondi, 48 anni, pedala col padre Felice all’eroica, celebre pedalata cicloturis­tica toscana su strade sterrate.

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