Corriere della Sera

Grillo convince i big E vuole un contratto con i democratic­i

Di Maio: «Nessuno più di me ha perso la stima in Matteo» Il rammarico per gli altri leghisti

- di Alessandro Trocino

ROMA Un summit così forse non c’era mai stato. Il ritratto di famiglia nell’interno di Villa Grillo, a Marina di Bibbona, vede riunite tutte le anime dei 5 Stelle. Anime molto distanti tra loro, che però alla fine convergono per definire «vergognosa» la retromarci­a di Matteo Salvini e sancire, sia pure in sede poco istituzion­ale, la fine del governo gialloverd­e. Lo stesso che, nelle intenzioni del premier Giuseppe Conte, doveva darci «un anno bellissimo».

La riunione

Sembra passato un secolo da quando, solo un mesetto fa, Grillo se ne stava in disparte. Ora è tornato in trincea. Con lui c’è Davide Casaleggio, che, in teoria, non dovrebbe avere un ruolo politico. La riunione in villa è piuttosto animata. Sono presenti due dei più grandi oppositori del Pd, Paola Taverna e Alessandro Di Battista. Quest’ultimo, come Grillo, aveva deciso di darsi ad altri mestieri, dal reportage alla falegnamer­ia, ma è tornato giusto in tempo per martellare Salvini, definito il «ministro del tradimento». Ma ormai anche Luigi Di Maio, che pure ha lavorato con Salvini d’amore e d’accordo per mesi prima di cominciare a litigare, tiene a sottolinea­re la sua distanza. Ai presenti spiega: «Nessuno più di me ha perso stima di Salvini. Mi ero fidato di lui». Parole che sanno di rimpianto, perché per Di Maio sarebbe più facile continuare al governo, che reinventar­si un futuro complesso, con possibili veti dai dem. Su questo punto c’è un singolare paradosso: i più favorevoli a vedere Di Maio come capo della trattativa sono i renziani, che sperano così di eliminare il veto per il loro leader.

La tattica

La questione, nel vertice, viene messa sul personale. Il problema, ripetono in molti, «è Salvini, non la Lega». Del resto è palese il rammarico di molti per lo stop improvviso. Le responsabi­lità vengono divise: «Dopo l’errore che ha commesso, non si può più parlare con Salvini. Peccato, perché nella Lega ci sono altri interlocut­ori possibili». Grillo, in serata, fa un video dei suoi, per dare il colpo di grazia all’uomo di cui si fidava. Parla di «pugnalata», dice che siamo in un momento «magico, strano, tragico». E finge una telefonata con Bossi, al quale chiede se anche lui consideras­se Salvini «un uomo con livello medio di intelligen­za ma leale». La risposta sono parolacce con tono bossiano.

Se tutti sono d’accordo nell’attaccare il leader leghista, il problema nasce sul che fare. Grillo spinge per un accordo con il Pd. Non un patto allargato di breve termine, come qualcuno vorrebbe per annacquare la presenza dem, ma un vero patto di legislatur­a, con tanto di contratto di governo. In questo caso, salterebbe­ro i temi identitari leghisti e tornerebbe­ro quelli cari al Movimento delle origini, che possono incrociars­i bene con il Pd, a partire dall’ambiente. E con il Pd si starebbe già cercando di far passare l’ipotesi (senza incontrare grandi resistenze) di avere Conte ancora come premier. Sarebbe anche un modo per far accettare alla base il patto con il diavolo, il «partito di Bibbiano».

Al Senato

Si aspetta di capire se il premier ha intenzione di gettare la spugna, subito dopo aver fatto le dichiarazi­oni al Senato di domani. O se ci sarà spazio per risoluzion­i e voti. In quel caso il Movimento vuole stare ben attento a non concedere margini all’estro leghista, che potrebbe votare anche una risoluzion­e ostile, pur di mischiare le carte. Roberto Fico, sornione, aspetta. Si sa che è l’esponente più vicino al Pd (o meno lontano). Le trattative vengono negate, ma ci sono. Tra i più attivi, c’è anche Francesco D’uva, che tiene i rapporti con Graziano Delrio. Oggi c’è la congiunta con i gruppi. La maggioranz­a, come sempre accade, vuole vivere o sopravvive­re. Ma non sono pochi quelli che già rimpiangon­o la Lega. Come Gianluigi Paragone, ferocement­e ostile al Pd e critico verso la linea di Di Maio.

Le condizioni

Il fondatore vorrebbe un patto di legislatur­a con temi cari al M5S, a partire dall’ambiente

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La testa Nel giardino della sua casa di Bibbona, ieri Grillo ha fatto un video con una grossa testa di cartapesta, la sua: «Non montiamoci la testa, il momento è magico, strano, tragico»
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