Corriere della Sera

Da anni vigila sui litorali di «Is Arutas», in Sardegna. «Troppi arroganti e incivili»

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lei...”. Hanno ragione: ci vorrebbe più amore per il nostro patrimonio naturale. Spesso lo svendiamo o lasciamo che lo distruggan­o». Quasi sempre i turisti predoni si difendono: non sapevamo. «Una famigliola di tedeschi, riempiva alcune bottiglie. Ho ripreso col telefonino, non potevano negare. Allora hanno fatto finta di non capire l’italiano. Sono andata verso il mare, ho allargato le braccia. Poi ho preso la bottiglia di uno dei bambini e l’ho svuotata. Il padre si è avvicinato minaccioso. Vicino c’era un cartello di divieto; gliel’ho indicato. Non si è calmato, ma comunque ha riversato i sassolini nella spiaggia».

Qualche volta la nonnasceri­ffo non riesce a convincere i predoni di sabbia. «C’è chi risponde a muso duro: “Ho visto i cartelli di divieto ma non m’importa”. Allora chiamo la polizia municipale. Un giorno mi hanno risposto: “Siamo impegnati, non possiamo...”, come se il furto di sabbia non fosse una cosa importante. Allora ho telefonato alla Forestale. Che sempre interviene e sanziona. Ma controllar­e tutti non si può: nel Sinis i turisti arrivano in camper, rimangono la notte. In spiaggia non c’è nessuno, possono fare quel che vogliono...».

E non sempre bastano le parole. «Una comitiva di romani ha riempito un grande sacco e lo ha nascosto in un suv. Strafotten­ti, mandavano a quel paese chi chiedeva di non portar via i sassolini. C’è stato un passaparol­a, stavano per ripartire, li ha circondati una folla infuriata: “Lasciate la sabbia o rovesciamo l’auto”. Sono stati salvati dalla polizia». Sempre in servizio, la nonna-sceriffo: «I miei figli protestano. “Mamma, con te in spiaggia non si può andare”». E inflessibi­le anche con i nipoti: «Mi hanno chiesto: “Nonna, portiamo i sassolini a casa per giocarci”. No, ho risposto, se tutti fanno così, un giorno non lontano non ci sarà più spiaggia».

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Al mare Pina Careddu, 58 anni, tre figli e due nipoti, blocca i turisti maleducati: «Sono cortese ma irremovibi­le e se non basta chiamo la polizia»

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