LO SPIRITO DEGASPERIANO DI CUI ABBIAMO BISOGNO
C aro Direttore, sessantacinque anni fa come oggi ci lasciava Alcide De Gasperi, padre fondatore dell’italia repubblicana e dell’unione Europea, grande costruttore di pace e di prosperità. Ai primi del mese, giungendo in Italia per incontrare il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, affermava che l’europa ha bisogno dell’italia e dello spirito di De Gasperi. Non ha fatto riferimento a un programma, a un elenco di successi, ma allo «spirito»; evidentemente intendendo con esso un orizzonte di senso, un ideale radicato e profondo capace di inverare di sé il tempo attuale. Lo spirito degasperiano è un qualcosa di realmente vivo se in questa fase di mutamenti strutturali della rappresentanza politica ed elettorale nel nostro Paese, tutti riconoscono ad Alcide De Gasperi la dimensione storica del padre della Patria.
La Libertà fu il suo ideale e la sua bussola. Una libertà che era da conquistare e fu conquistata, ma che era poi da difendere non potendosi considerare data per sempre. E non vi è libertà vera senza pace duratura. Su questa convinzione, nutrita con il dolore della guerra, della dittatura e delle sue oppressioni, fondò il progetto di costruzione europea come unico vero antidoto al ripetersi delle tragedie belliche naziste e fasciste. E si predispose alla grandezza dell’opera con la consapevolezza di chi non può far da solo, perché le opere grandi sono sempre il risultato di un lavoro compiuto da molti.
In Italia, De Gasperi collaborò con i comunisti e quando i numeri, dopo la storica vittoria del 18 aprile 1948, gli permettevano di far da solo, preferì stare in compagnia di alleati componendo una coalizione di governo con l’idea che la gestione di quella fase delicatissima fosse facilitata e non complicata da una più larga base parlamentare, politica, sociale. Da quel momento in poi, la nostra storia parlamentare è stata storia di coalizioni e di alleanze e mai di avventure solitarie; anche di leader forti, ma mai di uomini
soli.
A livello continentale, lavorò molto con Adenauer e Schuman al punto che la storia della costruzione europea può essere spiegata anche come la storia di quest’amicizia raccontata in numerosi scritti, con penna lieve ed efficace, dalla figlia Maria Romana. Lavorare per il bene comune, insieme e non da soli, in un regime di libertà che consente alle migliori energie di un Paese di esprimersi e realizzarsi seguendo la propria inclinazione e il proprio talento. De Gasperi coltivò e coerentemente applicò l’idea che la politica avesse un metodo, indispensabile per impedire che diventasse il regno dell’improvvisazione o dei puri interessi personali. Un metodo fondato sul realismo cristiano.
Da qui, un’idea di libertà che non trascura mai gli ultimi e che si declina in solidarietà. A chi è rimasto indietro va tesa la mano e dato un aiuto. C’è solidarietà dentro la libertà, c’è sostegno agli ultimi anche dentro la meritocrazia. Sugli ideali di libertà e pace,
De Gasperi contribuì a costruire anche un’europa che ambiva a diventare più grande e forte poggiandosi sui due pilastri che reggono ancora oggi l’edificio europeo: solidarietà e responsabilità.
Il viaggio a Washington, nel gennaio 1947, viene politicamente giudicato come il momento costitutivo dell’atlantismo nella nostra politica estera; la battaglia da lui sostenuta e vinta all’interno della Democrazia cristiana e del Parlamento fu alla base della scelta italiana in favore della Nato cui accedemmo da fondatori; e la sua azione in favore del multilateralismo è stata ricordata, nel 2015 a Roma, dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon. Europeismo, atlantismo, multilateralismo: tutti i fondamenti della politica estera italiana sono degasperiani. Come degasperiani restano i tratti fondamentali dell’ue.
Eppure sbaglieremmo a considerare il presidente De Gasperi come un uomo che solamente vinse o come un uomo cui comunque venne tributato unanime consenso. All’interno della Dc, egli ebbe una forte opposizione e patì dolorose sconfitte, reagendo con lo stesso contegno con cui gestì i tanti successi: rimettendosi in cammino nella direzione che la coscienza e il senso del bene comune gli suggerivano di volta in volta.
Anche a livello europeo non vide compiuto il piano che aveva in mente e morì con la spina nel cuore della mancata realizzazione della Comunità Europea di Difesa. I fatti di quel tempo sembrarono dargli torto, ma la Storia di questi decenni gli ha dato ragione e, con incolmabile ritardo, gli Stati europei sono arrivati dove De Gasperi voleva condurli fin dall’inizio.
Lo «spirito» degasperiano è racchiuso nell’insieme di questi ideali, valori, visioni, stile personale e postura rispetto al metodo democratico nel rapporto con il popolo, con il partito e con le istituzioni. E di questo spirito, l’italia e l’europa avranno bisogno ancora molto a lungo. Presidente Fondazione
De Gasperi