Solitudini sul fiume, tre destini a matita
«Gli indesiderati» è la graphic novel «padana» di Piero Macola pubblicata da Oblomov
Di tutti i destini che un fiume porta con sé o ha la ventura di lambire, Piero Macola ne Gli indesiderati ne coglie tre, così verosimili e vicini da sembrare veri. Nella graphic novel pubblicata da Oblomov la solitudine di Maria interseca la solitudine di Bruno che interseca la solitudine di Anton.
Tre solitudini, non una comunità, tutt’al più il principio di una vicinanza che forse potrà medicare il dolore. Tre presenze accompagnate da matite slabbrate e poche parole, giusto lo stretto necessario
per indirizzare l’azione.
Maria è un’anziana che abita in campagna a ridosso del grande fiume, un Po mai davvero chiamato con il suo nome: vive nel ricordo del marito, resiste alla figlia che la vorrebbe con sé in città, ogni tanto apre la sua casa a Bruno; Bruno che è un giovane ai margini, schiaffeggiato dalla vita così come da ragazzino lo era dal violento custode della darsena, Ennio; Anton è un immigrato dell’est, che lavora in un cantiere finché non si infortuna, che insegue una vita migliore in Svezia dopo essere sfuggito al caporale che lo sfrutta, proprio lo stesso Ennio che vessava Bruno.
Trama semplice, fili che si annodano con grazia attraverso il tratto sensibile di Macola. Maria poi lascerà la campagna, Anton — rubati i soldi ai suoi aguzzini — si rifugerà nel capanno lungo il fiume che Bruno sente suo più di ogni cosa, poi anche questo breve sodalizio si scioglierà. C’è un quarto destino con quelli di Maria, Bruno e Anton, ed è il lettore. Chiamato a mettere in campo la facilità con la quale, anche solo per un attimo, si scivola nell’indesiderabilità e occorre tornare a un fiume, un grande fiume, per trovare una specie di rotta. Fiume: qualunque sia, di qualunque sostanza sia fatto.