La battaglia dei tassi Usa Pressing di Trump sulla Fed
Oggi atteso un taglio al costo del denaro. Maxi iniezione di liquidità: 75 miliardi
La Fed si prepara a tagliare di un altro 0,25% il tasso di interesse. Oggi, a conclusione della riunione del Fomc, il comitato monetario, il numero uno Jerome Powell dovrebbe annunciare la mossa largamente attesa dai mercati, portando il costo del denaro nella fascia tra l’1,75 e il 2%. Ieri la Banca centrale ha deciso anche di immettere liquidità diretta nel sistema, intervenendo nel mercato del finanziamento a breve termine con operazioni dal valore di 75 miliardi di dollari, condotte dalla filiale di New York. È la prima volta dai tempi della grande crisi del 2008.
Ma probabilmente queste decisioni non basteranno a placare Donald Trump. Il presidente ha preparato a modo suo l’appuntamento di oggi con un lungo tweet postato lunedì 16, in cui praticamente intima alla Fed di spezzare
quello che considera l’assedio mondiale all’economia americana. Da una parte c’è la Cina «che negli ultimi tre anni ha ridotto i prezzi di produzione, svalutando la sua moneta». Dall’altra ci sono «altri Paesi», e qui il riferimento è all’unione europea, che si stanno avvantaggiando perché «gli Stati Uniti pagano un tasso di interesse molto più alto». Conla
clusione sprezzante: «Tutti questi concorrenti non sanno quanto siano fortunati perché Jay Powell e la Fed non hanno il minimo sentore di ciò che sta avvenendo. E ora, ci mancava solo il colpo del petrolio. Gli alti tassi di interesse devono scendere. Stimulus! (più liquidità nel sistema ndr)».
Powell, ancora una volta, è chiamato a reggere l’urto del
Casa Bianca.
L’evoluzione del contesto economico, però, consente al numero uno della Banca centrale di mantenere una linea di coerenza. Powell aveva cominciato il suo mandato con il graduale rientro verso una situazione di normalità, aumentando leggermente i tassi, tenendo d’occhio l’inflazione, ancora sotto la soglia del 2%, e la percentuale dei disoccupati, stabilmente sotto il 4%. La svolta è avvenuta il 31 luglio scorso, con la prima sforbiciata dello 0,25%. Powell e il Comitato monetario avevano giustificato l’inversione di marcia con i dati raccolti dal «Beige Book», l’indagine sulla congiuntura nel Paese. Consumi in calo, attività produttiva al rallentatore, con l’auto in chiara difficoltà; debole crescita dei salari, prezzi sostanzialmente fermi.
Alla dinamica interna si aggiungono le incognite internazionali, a cominciare proprio dall’emergenza petrolio provocata dall’attacco alle raffinerie saudite.
Aumentano le tensioni anche sul fronte dazi. Il Wto ha stabilito che la Boeing fu danneggiata dalla concorrenza sleale di Airbus, finanziata da aiuti di Stato. L’organizzazione mondiale del commercio ha autorizzato gli Stati Uniti a rivalersi del danno con tariffe applicate all’import europeo. Il 30 settembre il Wto comunicherà quale dovrà essere l’ammontare massimo. Si parla di prelievi su un controvalore di import tra i 4 e gli 11 miliardi di dollari. Sarebbero colpiti anche prodotti dell’agroindustria italiana.