Il centrodestra ci riprova: ora uniti, mandiamoli a casa
Piazza San Giovanni piena per Salvini con Berlusconi e Meloni. La disfida delle bandiere
«Vince la squadra e non si vince mai da soli, mi piacerebbe che l’abbraccio della piazza andasse anche a Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni». Matteo Salvini rientra a tutti gli effetti in quel centrodestra che fino a qualche tempo fa avrebbe volentieri rottamato e che al contrario esce dalla giornata rifondato. Ma il leader leghista può essere soddisfatto, tutti gli obiettivi della maxi manifestazione di San Giovanni in Laterano sono raggiunti: la piazza simbolo della sinistra che trabocca di persone, un parterre assolutamente pacifico in cui persino Casapound rinuncia alle bandiere di partito, toni quasi sempre moderati. Semmai più sfottenti che incendiari: Conte per Salvini è sempre «Giuseppi», Di Maio sempre «Giggetto». Certo, ogni tanto parte qualche coro di «vaffa» all’indirizzo di Beppe Grillo o di Matteo Renzi ma nulla di più grave.
La manifestazione «dell’orgoglio italiano» si apre con il silenzio militare per i poliziotti uccisi a Trieste e per tutti i caduti delle forze dell’ordine, a cui seguono ben due sindacalisti della polizia penitenziaria, Giuseppe Moretti (Uspp) e Antonio Fellone (Sinappe). La parola passa a Maria Giovanna Maglie che si scaglia contro il governo «tasse e manette» e all’economista Alberto Bagnai. Quindi, i governatori. Giovanni Toti (Liguria), Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia), il molisano Donato Toma, il trentino Maurizio Fugatti. L’ abruzzese Marco Marsilio va
dall’attacco del capo dello Stato: «Se avesse votato il popolo italiano, avremmo mai avuto Scalfaro presidente della Repubblica? Lo stesso Mattarella...». Tocca al sardo Christian Solinas, Alberto Cirio dal Piemonte («Ci hanno rubato il diritto di voto»), il siciliano Nello Musumeci, il veneto Luca Zaia che si produce in un sovracuto inatteso: «Togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare loro il manganello». Infine, il lombardo Attilio Fontana.
È l’ora dei leader. Qualcuno temeva che la platea orientata a destra fischiasse Berlusconi? Al contrario, il fondatore di FI strappa l’applauso: «La missione che ci siamo assegnata è liberare tutti i cittadini dall’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica. Questa manifestazione è un avviso di sfratto al governo». E anche se qualcuno gli grida «basta» nella smania di ascoltare Salvini, l’applauso scroscia sulla definizione dei «due tipi di comunisti, quelli da salotto come il Pd e quelli da strada come i 5 Stelle».
Assai tonica Giorgia Meloni che invita gli alleati a un «patto anti inciucio». Per poi rivolgersi alla sinistra: «Dove sventolavano le bandiere rosse, ora sventolano i tricolori.
Le sardine
Meloni: la scatoletta di tonno? Ora M5S è stipato nelle auto blu come sardine
Vi invito a portare pazienza, dobbiamo fare questa battaglia insieme senza egoismi e il nostro cammino sarà inarrestabile
Il manganello
Zaia: togliere il galateo alle forze dell’ordine e riconsegnare il manganello
Questa piazza è il segno della vostra sconfitta». Sferzante con il M5S, «quelli che dovevano aprire le istituzioni come una scatoletta di tonno e ora si stipano dentro le auto blu come sardine». Fino a poco prima della manifestazione, Meloni era apparsa irritata per i simboli della Lega sul (suo) palco. FDI aveva schierato dei maxi gonfaloni fin quasi a coprirne la visuale. Poi, l’ordine: bandiere di partito in piazza, quasi più numerose di quelle leghiste. Una sorta di disfida delle bandiere. Ma la leader stempera la tensione: «Facciamo questa battaglia insieme senza egoismi e il nostro cammino sarà inarrestabile». Il gran finale è di Salvini. Ma anche lui rinuncia ai toni estremi: «Vi invito a portare pazienza. La calma è la virtù dei forti, questi mesi ci servono per studiare». Poi, il segretario leghista elenca le prossime Regionali: «Italiani su la testa: le vinciamo tutte e il governo va a casa».