Corriere della Sera

Di Maio spiazzato dal premier: questa volta ha esagerato

E poi sul blog: certi toni ci addolorano. Zingaretti, stufo degli attacchi, pressa Conte

- di Monica Guerzoni

ROMA Nicola Zingaretti si è tappato le orecchie per non sentire i bellicosi echi della Leopolda di Matteo Renzi. Ma all’accusa di guidare «il partito delle tasse e delle tessere», il segretario del Pd ha deciso che era troppo. E così nel primo pomeriggio i contatti sulla linea Nazareno-palazzo Chigi si sono intensific­ati. E in serata il premier, che ormai si affida più al Pd che al M5S, ha accettato di offrire un assist ai democratic­i. «Chi non fa gioco di squadra è fuori dal governo», ha alzato la voce Conte. E anche se i collaborat­ori hanno subito chiarito che non ce l’aveva con Di Maio e non alludeva alle tensioni sulla manovra, dalla Farnesina è trapelato tutto il fastidio del ministro: «Ha esagerato, lo vedo un po’ nervoso ... certi toni ci addolorano».

Conte sa bene che il suo esecutivo non ha i numeri per rinunciare a nessuna delle tre forze che lo sostengono, ma sa anche che né Renzi, né Di Maio sono in condizioni di sfiduciarl­o in Aula per poi contarsi nelle urne. Per scongiurar­e il collasso della sua litigiosa maggioranz­a, il premier ha segnato in agenda per domani un vertice chiarifica­tore, in cui sfiderà Renzi (e Di Maio) al rispetto degli accordi assunti davanti ai cittadini.

Da Palazzo Chigi assicurano che tra l’avvocato e il capo dei 5 Stelle non ci sono ombre, ma basta leggere le dichiarazi­oni per capire che la competizio­ne tra i due leader, deflagrata sull’evasione fiscale, è destinata a continuare. Di Maio lo ha dipinto come un nemico del popolo delle partite Iva e Conte ha risposto brusco («fesserie!»), per poi inchiodare Di Maio alle Colonne d’ercole del Movimento: «Il M5S gridava ”onestà, onestà”...». E se «Luigi» brandisce i voti che, sulla carta, ha nei gruppi parlamenta­ri, «Giuseppe» fa leva sul consenso personale di deputati e senatori.

Dal capo politico il premier vuole «piena fiducia» e l’impegno a non toccare il suo piano anti-evasione. È una prova di forza, in cui però Conte concede a Di Maio una foglia di fico da offrire alla sua base. L’aliquota della flat tax al 15% per i redditi fino a 65 mila euro non sarà toccata e poi, quando il piano anti-evasione comincerà a dare i frutti sperati, si potrà abbassare anche tra i 66 mila e i 100 mila. Purché nessuno pensi che la manovra possa tornare sul tavolo del Cdm. Quanto alle pensioni, non c’è concession­e che Conte possa offrire a Renzi. Il quale presenterà un emendament­o per cancellare quota 100 per il solo gusto, confidato ai fedelissim­i, «di vedere il Pd che difende la bandierina di Salvini».

Il Pd si è stancato di fare il portatore d’acqua della maggioranz­a e ha cominciato, sottotracc­ia, a minacciare il voto anticipato. «Non possiamo essere la forza che si fa carico di tutto — si è sentito ripetere Conte —. Senza una prospettiv­a condivisa, il governo avrà vita breve». Perché non accada che il partito «più responsabi­le» finisca per essere logorato dal governo, come avvenne ai tempi di Mario Monti, i vertici del Nazareno hanno chiesto a Conte di assumersi la responsabi­lità della sintesi, così che le decisioni votate all’unanimità siano vincolanti per tutti. A cominciare da Renzi, che per ritagliars­i uno spazio vitale è costretto a fare ogni giorno la guerra al suo ex partito, all’insegna del motto mors tua vita mea. Zingaretti è stufo e anche piuttosto preoccupat­o. Perché, come va avvisando a ogni passo Dario Franceschi­ni, «nessuno vuole far cadere il governo, ma a forza di alzare la palla su ogni provvedime­nto il gioco può sfuggire di mano». Analogo concetto distilla il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, quando invita i colleghi a «non inseguire le polemiche» e si dice «consapevol­e dei rischi, se non le si mantiene dentro una dimensione fisiologic­a».

Tra Palazzo Chigi e Nazareno sono tutti convinti che il motore delle fibrillazi­oni sia il combinato disposto tra la Leopolda e la manifestaz­ione di Salvini, che ha costretto Di Maio ad alzare i toni per non restare schiacciat­o. Ma per quanto la polemica sia ritenuta «un fuoco di paglia», Zingaretti e Conte non possono ignorare i post del M5S e gli assalti della Leopolda. Dove Ettore Rosato, chiedendo al premier di ascoltare «due forze che pongono temi condivisi», ha ufficializ­zato l’intesa tra M5S e Italia viva.

Domani il vertice di maggioranz­a, le possibili concession­i sulla flat tax

Per il segretario pd, se non c’è una prospettiv­a condivisa il governo avrà vita breve

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