Corriere della Sera

Dai 20 milioni di vecchie lire ai 3 mila euro

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Il tetto all’utilizzo del contante è cambiato tantissime volte nella storia della Repubblica. Ma senza apprezzabi­li effetti sul tasso di evasione fiscale. Il limite attuale di 3 mila euro fu introdotto dal governo presieduto da Matteo Renzi con la legge di Stabilità 2016. Dal primo gennaio di quell’anno, pagamenti superiori a 3 mila euro possono essere fatti solo con strumenti diversi dal contante, in modo che ne possa rimanere traccia. La manovra Renzi triplicò il tetto precedente che era particolar­mente severo, mille euro, deciso alla fine del 2011, in piena emergenza finanziari­a, dal governo di Mario Monti.

Quando nel 2002 fu introdotto l’euro il tetto era di ben 10.329,14 euro, i vecchi 20 milioni di lire vigenti dal 1991 (governo Andreotti VII). Poi, il secondo governo Berlusconi lo alzò, nel 2002, a 12.500 euro. Inversione di marcia nel 2007, con l’arrivo del centrosini­stra al governo. L’esecutivo Prodi abbassò il tetto a 5 mila euro. Ma poi tornò al governo il centrodest­ra e il Berlusconi IV, appena un anno dopo, ripristinò il limite dei 12.500 euro.

Lo stesso Berlusconi però ci ripensò e nel 2010 riabbassò il tetto a 5 mila euro e poi nel 2011, quando la tempesta finanziari­a era già nell’aria, addirittur­a a 2.500 euro. Oggi chi effettua 1 pagamenti in contanti sopra 3 mila euro e fino a 50 mila è punibile con una sanzione minima di 3 mila euro, che sale a 15 mila per i pagamenti sopra 50 mila euro.

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