Corriere della Sera

L’ipotesi di fermarsi a 2 mila euro

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La modifica del tetto all’utilizzo del contante, attualment­e fissato a 3 mila euro per pagamento, è stata al centro dello scontro nel consiglio dei ministri cominciato martedì sera e finito all’alba di mercoledì. Il Movimento 5 Stelle e ancora di più Italia viva si sono infatti opposti alla proposta iniziale del premier Giuseppe Conte di abbassare subito il tetto a mille euro. Alla fine si è raggiunto un compromess­o che prevede la riduzione a 2 mila euro nei primi due anni, cioè nel 2020 e 2021, e poi a mille euro dal 2022.

Ieri il sottosegre­tario al ministero dell’economia, Alessio Villarosa, è tornato alla carica per i 5 Stelle, sottolinea­ndo che la Ragioneria generale dello Stato, «ovvero chi realmente lavora sul tema, stima un recupero da evasione pari a zero nel caso in cui il tetto al contante passasse da 3 mila euro a mille euro». La lotta all’evasione, per il capo del Movimento, Luigi Di Maio, si deve concentrar­e sui grandi evasori, lasciando in pace, commercian­ti, artigiani e partite Iva. Anche se tra i grillini non mancano voci di dissenso: «Non esistono i grandi o i piccoli evasori, esistono gli evasori», dice Giorgio Trizzino. Per Antonio Patuelli, presidente dell’abi (banche), «il tetto al contante, per essere efficace, deve essere europeo». Nella maggioranz­a si cerca un compromess­o già sul decreto o con emendament­i in Parlamento che ruoti su una maggiore gradualità o su un abbassamen­to meno severo del tetto, fermandosi a 1.5002 mila euro.

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