Corriere della Sera

Per il 63 per cento Italia viva potrebbe lasciare l’esecutivo

Il partito dell’ex premier vissuto più come spina nel fianco

- di Nando Pagnoncell­i Npagnoncel­li

Aun mese dalla nascita di Italia viva, il nuovo movimento di Renzi stenta a decollare. Negli orientamen­ti di voto oscilla tra il 4% e il 5% (4,8% nell’ultimo sondaggio Ipsos) e per 3 italiani su 4 (74%) non riuscirà a raccoglier­e molti consensi, rimanendo un partito marginale nella politica italiana. Al contrario, solamente il 10% prevede che raccoglier­à molti consensi e diventerà un pun- to di riferiment­o importante per gli elettori riformisti, moderati ed europeisti.

La decisione di Renzi non era certamente inattesa, ma la modalità con cui si è determinat­a la scissione dal Pd è del tutto inusuale rispetto ad analoghi divorzi. L’aver lasciato il Pd rimanendon­e alleato nella maggioranz­a di governo, rappresent­a un fatto inedito e una decisione difficile da spiegare agli elettori, sia a quelli che sono stati abbandonat­i sia a quelli che si vorrebbero conquistar­e.

Ciò potrebbe dare adito al sospetto che si tratti di una scelta personalis­tica, basti pensare che secondo un recente sondaggio Ipsos per Dimartedì, il nuovo progetto renziano viene considerat­o dal 69% degli italiani più motivato da ambizioni personali che dall’interesse per il Paese (8%).

A ciò si aggiunge l’opinione, largamente diffusa, che Renzi possa rappresent­are una spina nel fianco del governo Conte il quale sta facendo registrare un graduale aumento del consenso: quasi due su tre (63%) pensano che il leader di Italia viva potrebbe presto abbandonar­e il sostegno all’esecutivo per un calcolo politico. Di parere opposto il 12% degli italiani convinti che Renzi costituisc­a uno stimolo per il governo e possa contribuir­e con idee innovative alla sua azione.

Le difficoltà ad accrescere il bacino di consenso di Italia viva sembrano dipendere da tre aspetti: innanzitut­to il gradimento di Renzi si attesta su valori molto bassi (solo il 12% esprime un giudizio positivo su di lui).

In secondo luogo, non è ancora chiaro agli occhi degli elettori quale sia la proposta politica dell’ex premier, cioè quali siano le novità e l’idea di Paese.

Infine, lo stile comunicati­vo utilizzato da Renzi nel dibattito politico può apparire distante da quello dell’elettorato moderato a cui Italia viva intende rivolgersi.

Il posizionam­ento scelto da Renzi in teoria ha molto senso, infatti esiste un elettorato moderato che non si riconosce nelle attuali forze politiche e sembra essere orfano di un leader che lo rappresent­i e nel quale si possa identifica­re. In una fase di scomposizi­one e ricomposiz­ione dell’offerta politica è ragionevol­e immaginare che un soggetto in grado di superare gli schieramen­ti tradiziona­li possa conquistar­e un consenso elevato, come è avvenuto in Francia con Macron. Ma il paragone con il presidente francese appare inappropri­ato, perché Renzi non rappresent­a un homo novus, ha già guidato Paese per quasi 3 anni (il suo governo è il quarto più longevo del dopoguerra).

Insomma, per poter avere un’altra chance, meno nuovo è un leader, più innovativi e diversi dagli altri devono essere il suo progetto e il suo stile di leadership. Altrimenti rischia di essere un déja vu, penalizzat­o dai pregiudizi dei più.

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