Corriere della Sera

Marco e Augusto «re» di Kong «L’italia per noi è un po’ lenta»

Hanno fondato la start-up visitata da Mattarella nella Silicon Valley: 180 dipendenti

- Di Giuseppe Sarcina DAL NOSTRO INVIATO

«Da qui sono passati in tanti, ma il presidente Mattarella ha capito tutto in dieci minuti. Speriamo che sia un buon segno per l’italia. A proposito c’è ancora il «digital divide»? C’è ancora, c’è ancora: secondo gli ultimi dati Istat il 25% delle famiglie italiane non ha accesso a Internet. Marco Palladino sembra incredulo: «Ma non è possibile, dai. L’italia è un Paese piccolo, mica è la Cina. Siamo nel 2020: non può essere ancora così indietro. Poi uno si domanda perché i giovani vanno a cercare fortuna altrove». I trentunenn­i Marco Palladino e Augusto Marietti sono a capo di «Kong», la startup di San Francisco visitata venerdì dal capo dello Stato. Mattarella ha ascoltato la loro storia e poi ha concluso: «Il sistema di finanziame­nto italiano è troppo abitudinar­io». Secondo il presidente il nostro Paese non riesce a comprender­e appieno e a sostenere il talento e le iniziative delle nuove generazion­i.

Al secondo piano di una palazzina nel centro di San Francisco, c’è un pezzo di questa giovane Italia cresciuta altrove. La Kong vende una tecnologia per gestire le cosiddette Api (Applicatio­n Programmin­g Interface), cioè l’infrastrut­tura digitale che consente di aprire le app sui nostri telefonini e tablet. Oggi dà lavoro, ben pagato, a 180 dipendenti, ha sedi ad Atlanta, Londra, Guadalajar­a (Messico) e Singapore. La valutazion­e di mercato si sta avvicinand­o al miliardo di dollari, la soglia dei fenomeni, dell’«unicorno». «Il presidente è andato dritto al punto», dice Marco. Vale dire: Kong sarebbe potuta nascere in Italia? «La risposta è no e chi lo nega sempliceme­nte nasconde la realtà». Augusto: «Nel nostro Paese pochissimi hanno voglia di rischiare, di sperimenta­re e quindi di investire. Le banche, L’azienda

● Augusto Marietti e Marco Palladino in California nel 2014 hanno fondato «Kong», un’azienda informatic­a che oggi fattura quasi un miliardo di dollari

● Ci avevano provato anche a Milano, ma per due anni non avevano ottenuto finanziame­nti i fondi, gli imprendito­ri sono paralizzat­i dalla paura di rimettere dei soldi. Poi le leggi sono obsolete, se fai una spa o una srl non puoi distribuir­e facilmente e liberament­e delle azioni, in modo da associare i tuoi investitor­i. L’italia è lenta, lenta».

Che cosa possono fare il governo, la mano pubblica? Marco e Augusto sono d’accordo: «Modernizza­re il Paese, ma non dare soldi alle imprese. Il circuito del finanziame­nto deve essere tra privati. Non è giusto rischiare fondi dei contribuen­ti».

Ma il problema più grosso è quello della partenza, dell’innesco di una start-up. I due giovani si sono conosciuti quando avevano 17 anni. Marco, milanese, era già «posseduto» dalla passione per i computer. «Devo ringraziar­e mio padre, un professore di liceo, che mi ha sempre incoraggia­to. È stato lui a regalarmi il primo personal 486. Avevo otto anni. A diciassett­e facevo già consulenze di informatic­a». Augusto, romano, dice di avere da sempre l’istinto dell’imprendito­re. «Ho studiato economia aziendale alla Cattolica di Milano. Scoprii la Silicon Valley leggendo libri su Google e le altre societa hi-tech». È il 2008. I due ragazzi decidono «di fare qualcosa». Affittano per 300 euro al mese un garage in via Panfilo Castaldi, vicino a Porta Venezia. Cominciano a smanettare e a elaborare progetti. Nessuno, però, li prende sul serio. «Abbiamo fatto il giro delle quattro-cinque società di venture capital italiane.

A Milano porte chiuse «Affittammo per 300 euro un garage». Ma gli investitor­i non vollero credere in due ventenni

Nessuno se l’è sentita di scommetter­e su due ventenni». A San Francisco l’impatto è stato duro: una pizza al taglio a pranzo e spesso niente cena. Ma i due amici si sono meritati anche la fortuna necessaria: hanno conosciuto Travis Kalanick, il fondatore di Uber. Dal 2011 a oggi hanno tirato su 79 milioni di dollari. Hanno puntato su di loro gente come Jeff Bezos (Amazon), Eric Schmidt (Google), Marc Andreessen (Netscape) e soprattutt­o Mike Volpi di Index Ventures.

E ora eccoli qua sorridenti, in posa con il gorilla Kong. «Lo abbiamo preso a Venezia». Ma adesso farete qualcosa in Italia? Marco ride: «Vediamo dai, è una questione di business, magari un ufficio lo apriamo, se ci saranno le condizioni».

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 ??  ?? Con il gorilla Augusto Marietti, a sinistra, e Marco Palladino nella sede di Kong, azienda di software per mettere in sicurezza le Api: Applicatio­n Programmin­g Interface
Con il gorilla Augusto Marietti, a sinistra, e Marco Palladino nella sede di Kong, azienda di software per mettere in sicurezza le Api: Applicatio­n Programmin­g Interface

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